Parole parole parole: BRAVO e CATTIVO

Pasquale Gerardo Santella 3 Ottobre 2020

Le parole bravo e cattivo sembrano indicare due “qualità” opposte: la prima denota abilità, esperienza, capacità, onestà, disponibilità, generosità; la seconda malvagità, immoralità, maleducazione, sconvenienza, mediocrità.

Ma chi direbbe che originariamente la loro etimologia indicava due parole quasi omonime, cioè di significato uguale? Tanto che, per riferire un episodio curioso, leggendo da adolescenti I promessi sposi di Alessandro Manzoni, quando ci veniva spiegato che i “bravi” che incontra Don Abbondio erano degli sgherri al servizio di potenti, che agivano fuori della legge e per conto loro rapivano, rubavano e uccidevano, ci chiedevamo perché individui così malvagi fossero chiamati bravi e non ne trovavamo la risposta. Allo stesso modo non ci spiegavamo la parola bravata, che, se si faceva, non era certo una cosa di cui essere fieri.

Vediamo.

Cattivo viene dal lat. captivus, che deriva da captus, participio passato del verbo càpere , che significa prendere, catturare, e quindi il significato di uomo catturato, cioè prigioniero; il significato odierno  ha avuto origine dalla locuzione del latino cristiano medievale, quando gli scrittori medievali, volendo indicare una persona malvagia abbandonata da Dio, usavano la fase  captivus diaboli, "prigioniero del diavolo". Come succede, poi la frase si abbreviò, il diavolo scomparve, e captivus dal suo significato nel linguaggio religioso si estese ad indicare tutto ciò che non era buono.

Bravo viene dallo spagnolo bravo, di etimo discusso, probabilmente. dal latino. barbărus nel senso di «selvaggio, indomito», forse incrociato con pravus «malvagio». Quindi tutt’altro che bravo come lo intendiamo noi. Il significato positivo e moderno della parola (bravo nello studio, nel suo mestiere, nel rapporto con gli altri) comincia a diffondersi nel corso del Seicento e del Settecento, come nelle Commedie di Goldoni.

E allora come è avvenuto questo rovesciamento? Dobbiamo considerare che il “selvaggio” ha anche le doti del valore e del coraggio, sicché la parola ha finito con il tempo per indicare apprezzamento, stima, fino a una abilità volta al bene.

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