Parole parole parole: MINISTRO

Pasquale Gerardo Santella 3 Dicembre 2020

Ne ha fatto di strada questa parola davvero fortunata! Il ministro nell’antichità era una povera cosa, un uomo modesto, spesso oscuro. Il latino minister derivava infatti dall’avverbio minus che significa “meno”; e minister era sempre un subalterno, ogni persona soggetta all’autorità di qualcuno.

Era, prima di ogni altra cosa, il servo, il domestico; il domestico era chiamato minister cubiculi (della camera da letto) e minister vini (del vino) era il coppiere, che nei banchetti versava il vino ai commensali.

Ebbene “il piccolo minister, inchinando il capo a questo e a quello, giocando di gomiti e di furbizia, sceglie la via giusta e si viene a trovare sotto l’autorità di un sovrano” fino a che un giorno, pur rimanendo al servizio di un potente, ha la possibilità di esercitare il potere in suo nome.

Rimangono servitori sì, ma di re ed imperatori, e quindi padroni di intere province, di intere comunità, capi di specifiche sfere del potere politico (economia, difesa, istruzione, lavoro…).

Ma guarda un po’ come si modifica il destino di una parola nel tempo! Per le parole non vale il proverbio della società rurale chi nasce tunno nun more quadro, per indicare l’immutabilità della condizione di nascita.

Anzi nella storia delle parole talora si afferma uno spirito carnevalesco di rovesciamento: quella che sta sotto va sopra e quella di sopra va sotto. Il magister in cui magis indicava il più ora è il meno del meno e il minister in cui minus indicava il meno è diventato il più del più.

Lo constato con amarezza.

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