Parole parole parole: CRAVATTA e PIGIAMA
Pasquale Gerardo Santella 8 Ottobre 2020Stavolta ci soffermiamo su due parole dalla etimologia curiosa, che attengono a due capi del nostro vestiario.
Cominciamo dalla cravatta, introdotta in Francia dal re Luigi XIV nel 1686 quando, impegnato in guerre con tutta l’Europa, istituì un reggimento di cavalleria leggera formata da Croati. Questi avevano una uniforme con una caratteristica particolare, una vistosa striscia di lino bianco annodata attorno al collo.
Siccome in francese croato si dice croate e, per corruzione popolare, cravate, il re chiamò questo suo reggimento Royal-Cravate e in loro onore non solo si cinse anche lui il collo con una analoga striscia, ma ordinò che la indossassero tutti i cortigiani, e battezzò quell’ornamento con il nome di cravate. Con il tempo poi la cravatta, di varie fogge e colori, divenne il segno distintivo dell’eleganza dell’abbigliamento maschile, peraltro non disdegnata neanche dalle donne.
E passiamo al pigiama, che è il nostro abito esclusivo nel riposo notturno. La parola, di origine indiana, si riferisce agli ampi calzoni stretti alla cintura e al collo di un piede che indossano le danzatrici indiane (ci riferiamo non alle donne dei nativi americani, ma a quelle dell’India in Asia), assieme a sciarpe e veli drappeggiati, che tutti insieme costituivano il loro costume tradizionale.
Questi nella loro lingua si chiamano pae-jamma, alla lettera “veste (jamma) da gambe (pae)”, cioè “veste che copre la gamba”. Furono i dominatori inglesi poi ad adottare quel leggero vestimento per uso notturno o da camera in generale, aggiungendovi una giacca e estendendone il nome, modificato in pyjamas, all’intero indumento.