Parole parole parole: RESISTENZA
Pasquale Gerardo Santella 22 Aprile 2021La parola re-si-stere, da cui resistenza, viene dal latino e ha alla base il verbo stare: essere dalla parte di, partigiano; ma anche essere avversario di, opporsi a; e ancora stare saldo, non cedere, durare, perseverare.
Il prefisso “si” di sistere: implica il raddoppiamento di “stare”, e quindi il significato di venire incontro a, impedire di avanzare. Il “re” di resistere è ancora un prefisso, corrispondente al nostro “ri” per indicare la ripresa e la continuità di un’azione, da cui: rialzarsi, risorgere, fare resistenza a.
E curiosamente in italiano resistere ha in sé anche l’esistere, in cui la “e”, dal latino “ex”, indica un movimento dall’interno all’esterno, da un luogo chiuso ad un luogo aperto, e perciò, metaforicamente, un passaggio dal cerchio chiuso del proprio privato alla dimensione del sociale, dalla indifferenza e dalla passività all’impegno attivo.
E quindi nella parola “resistere” c’è l’atteggiamento che ogni cittadino dovrebbe avere nella comunità in cui vive: scegliere di stare da una parte (quella della legalità, della giustizia sociale, della solidarietà), opponendosi ai nuovi oppressori, schierati dall’altra parte (quella dell’illegalità, della disuguaglianza, della discriminazione).
Da qui una lotta quotidiana, che non si interrompe mai, e che, anche se viene repressa, è sempre pronta a ricominciare. Come? Con le armi? Si, ma non quelle che spargono sangue; con un’arma molto più difficile da costruire, esercitare ed usare: l’INTELLIGENZA, che può comportare anche la sconfitta, ma non per questo fa venire meno la nostra dignità di persone umane.