Parole parole parole: TRADIZIONE
Pasquale Gerardo Santella 12 Febbraio 2021L’etimologia di questa parola è dedicata alla tradizionale, ultracentenaria festa del nostro Carnevale, che ogni anno accende dispute tra conservatori e innovatori, tra quelli che vorrebbero mantenere le antiche usanze dei padri, del buon tempo antico, quando tutto si svolgeva con povertà di mezzi (costumi raffazzonati, strumenti antichi, partecipazione popolare, esibizioni in piazze, slarghi, strade, nessuna barriera tra attori e pubblico) e quelli che apportano continuamente modifiche per adattare la festa al mutare dei tempi e alle esigenze consumistiche e attrarre visitatori con effetti speciali (splendore dei costumi, spettacolo sul palco, presenza di musicisti, danzatori, attori, performer, separazione tra quadrigliati e spettatori per rendere più ordinata e fruibile la festa).
A chi dare ragione tra i duellanti? A nessuno dei due. Intanto si potrebbe dare una definizione di tradizione. La più significativa l’ho ascoltata da giovane docente in un convegno del filosofo Paolo Lamanna (autore del manuale in uso anche nel nostro liceo “Rosmini” di Palma Campania negli anni Sessanta) nel museo civico di Bassano del Grappa: “La tradizione è come un albero. Se lo lasciate crescere senza mai sfoltirlo, finirà per essere soffocato dai suoi stessi rami e foglie e seccherà. Se lo potate continuamente senza rispettare la sua naturale crescita, seccherà lo stesso e sarete costretti ad abbatterlo”.
La tradizione comporta un equilibrio tra conservazione e rinnovamento. Cosa che è dimostrata dalla etimologia della parola, che viene dal verbo latino tràdere, che ha un doppio significato: affidare, consegnare, ma anche tradire (il cambio di significato si deve all’episodio evangelico di Giuda che consegnò (e quindi tradì) Gesù ai suoi accusatori.
Tradizione è dunque aprirsi alla modernità, tagliare alcuni rami secchi, ma anche tramandare quei “segni” originari della festa, senza i quali il Carnevale, trasformato in una meravigliosa esibizione di suoni e colori, non avrebbe più nulla che lo differenziasse da un qualsiasi spettacolo, bello ma senza identità.