Al voto, al voto! I candidati al tempo dell'antica Pompei

Geltrude Vollaro 16 Settembre 2020

Vi prego di eleggere. La politica ha sempre esercitato un grande fermento negli animi umani. Eleggere i propri rappresentanti o farsi eleggere significa investire una grande quantità di energia per mettere su una campagna politica di successo. Duemila anni fa era lo stesso.

Si votava ogni anno a marzo per eleggere: quattro magistrati, due duoviri che avevano potere esecutivo e due aediles che erano responsabili dei pubblici servizi. Il sito archeologico di Pompei ha conservato, per nostra fortuna, le scritte elettorali. Queste hanno permesso di capire lo svolgimento delle elezioni del tempo, ebbene, possiamo affermare che, nonostante, le epoche diverse la propaganda elettorale era ed è fondamentale per raggiungere la carica politica ambita.

Per candidarsi erano necessari alcuni requisiti: - essere liberi - avere la cittadinanza - essere eticamente onesti - avere una rendita personale.

Il candidato investiva molto denaro nella campagna elettorale. Ogni candidato doveva presentare al consiglio preposto la sua richiesta di candidatura, la professio nominis. Se scelto veniva inserito nella proscriptio, una lista vera e propria che veniva esposta nel foro per consentire a tutti i cittadini di conoscere i candidati.

Ogni famiglia ricca aveva normalmente un proprio candidato che era sostenuto nella campagna elettorale. La campagna elettorale nell’antica Pompei era un momento di fermento per l’intera Città. Anche chi non era ammesso al voto come le donne, i gestori dei bordelli, gli schiavi, gli attori partecipavano appassionatamente alla dinamica politica ricoprendo ruoli secondari e divenendo in quel contesto dei procacciatori di voti. Parlavano del candidato prescelto tessendone le lodi e cercando di acquisire il voto.

Non mancavano le raccomandazioni, i giochi di favori tra le famiglie, gli scambi di piaceri. Si stringevano alleanze, si cercava di intaccare l’integrità morale dell’avversario. Ieri come oggi non mancavano i colpi bassi.

Anche Pompei antica ha avuto i suoi “Sex-gate” con relative conseguenze per i protagonisti sottoposti alla vergogna sociale. Il candidato si esponeva in prima persona al pubblico parlando direttamente nel foro. Si sceglieva un posto accompagnato dai suoi sostenitori, esponeva le sue idee e faceva promesse elettorali ai suoi possibili elettori.

Diciamo che nonostante la distanza temporale le modalità politiche non sono affatto cambiate. Si rilevano molte similitudini con i nostri giorni. Il sostegno al proprio candidato era espresso attraverso i programmata, cioè delle iscrizioni parietali, in pratica, gli odierni manifesti elettorali.

Il testo dell’iscrizione era breve per consentire una lettura veloce e permettere al lector di memorizzare rapidamente il nome consigliato. C’erano i tituli picti di base e quelli più strutturati. Ad esempio al nome del candidato seguivano appellativi quali: Vir bonus et egregius (galantuomo), dignitissimus (molto virtuoso), integrus (integerrimo). La richiesta del voto era data dalla formula abbreviata OVS, oro vos faciatis, cioè, vi prego di eleggere.

Seguivano altre abbreviazioni che spiegavano la carica a cui si aspirava e si terminava con la sigla DRP dignum rei publicae, cioè “degno della pubblica amministrazione”.

C’erano delle figure professionali apposite per i manifesti elettorali ed erano gli scriptores. Ieri come oggi si lavorava di notte per due motivi principali. Il primo era quello di potere lavorare con più tranquillità, il secondo era quello di non incontrare avversari politici ed evitare scontri.

Si formavano vere e proprie squadre, composte generalmente da quattro, cinque elementi. C’era il lanternarius che doveva fare luce, c’era uno scalarius che portava un supporto, una scala, c’era un dealbator, che preparava il muro raschiandolo e preparando il fondo bianco, praticamente l’odierno imbianchino, c’era un adstans, un garzone che leggeva il testo da scrivere e naturalmente c’era lo scriptor, colui che si occupava di scrivere materialmente il testo. Oggi bastano due persone ed un secchio con la colla.

Ieri come oggi non mancavano gli errori grammaticali e soprattutto non mancavano i commenti ironici per questi. Ogni elettore al momento del suffragium, del voto riceveva un gettone che consegnava quando prendeva la tavoletta su cui scriveva il nome del candidato. La conta dei gettoni faceva risalire al numero effettivo dei votanti.

Alla fine delle votazioni si procedeva allo spoglio. Si era eletti se si era stati votati in più sezioni. Confrontando le modalità e la fatica messa in campo politico possiamo affermare che la politica ha sempre avuto un ruolo importante nella vita sociale di cittadini di ogni tempo.

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