Alessia Montanino, da campionessa nazionale a coach mentale. Una vita dedicata allo sport e al sostegno agli atleti
Valentina Soviero 20 Settembre 2023Alessia Montanino, da Palma Campania a Torino con una passione smisurata per lo sport, nutrita giorno per giorno, che l’ha guidata anche nella scelta del suo lavoro. Psicologa e mental coach, ex atleta della Nazionale Italiana di Tiro a Volo ed ex pallavolista. Inizia la sua carriera da piccolissima, quando tra i banchi di scuola nasce la passione per la pallavolo: “Prima durante le scuole medie, giocando fino al terzo anno di liceo con il ruolo di palleggiatrice – ha affermato la Dott.ssa Montanino - Dopo ho iniziato a calpestare le pedane da tiro con mio padre che è stato un tiratore amatoriale per molti anni. Mi sono appassionata, mi affascinava l’idea dell’arma e di questo sport poco conosciuto. Nel giro di pochissimo ho avuto tanti risultati, gli impegni erano tanti e decisi di lasciare la pallavolo. Degli anni successivi porto nel cuore la vittoria al mondiale universitario di tiro a volo, con Daniele Ducidi che mi faceva da tecnico, e quando ho vinto per la seconda volta il campionato italiano. Poi ho deciso di abbandonare le pedane da tiro per seguire la strada dello studio e del coaching”.
A cosa ti stai dedicando ora? “Mi sono laureata in psicologia all’Università di Torino, ho frequentato un master in Psicologia dello Sport a Milano con il Dottor Alberto Cei e successivamente ho poi deciso di iniziare un secondo master in Coaching con il metodo Sfera messo a punto dal Professore Vercelli. Adesso mi dedico alla parte psicologica degli atleti, lavoro e curo le loro performance. La mia vita ed il mio lavoro girano intorno allo sport e per questo i miei progetti, fin da piccola, sono sempre stati chiari. Ho continuato a studiare sapendo che quello voleva essere il mio lavoro”.
Quali sono, secondo te, i punti deboli di un atleta? “Sicuramente, una volta acquisito il gesto tecnico, la debolezza è mentale. Per questo c’è bisogno di un supporto psicologico specifico. Spesso c’è ancora il tabù dello psicologo come professionista che cura solo determinate patologie. L’impronta che voglio dare è quella legata all’idea che lo psicologo lavora anche e soprattutto sul benessere mentale di una persona così come di un atleta”.
Oggi sono molti i giocatori che decidono di lasciare il proprio paese per intraprendere un’esperienza sportiva. “Quello che li guida è sicuramente la passione e la gratificazione dei propri obiettivi. Devo dire che io sono nata e cresciuta sportivamente in Campania, le prime gare che ho vinto le ho giocate nella mia terra d’origine e di questo vado estremamente fiera. Ma è anche vero che campi che ti danno la possibilità di allenarti su piattelli che si incontrano poi in gare internazionali almeno al sud purtroppo non ci sono, quindi inevitabilmente molti giovani atleti sono costretti a spostarsi”.
Quale messaggio lasceresti alle nuove generazioni? “Crederci sempre, non lasciarsi intimorire da forze maggiori, dalla politica, dalle federazioni. Andare dritti per la propria strada senza abbattersi mai”.