Breviario di cultura popolare: la Madonna delle Galline
Diletta Iervolino 23 Aprile 2022Dopo due anni di pandemia, a Pagani venerdì è finalmente iniziata la Festa della Madonna delle galline: in maniera un po’ differente rispetto alla tradizione, si è dato il via all’antica manifestazione di fede e devozione con il rito di apertura del Santuario; tuttavia non è prevista alcuna processione per la Domenica in Albis (peccato, perché – come spiegato in seguito – ha un carattere molto particolare), ma per l’intera giornata la statua lignea della Vergine verrà esposta in piazza D’Arezzo per la venerazione dei fedeli, le celebrazioni eucaristiche e il tradizionale scambio dei doni con i Padri Redentoristi. L’usanza vuole che la festa si svolga per quattro giorni attraverso le strade del centro della città, nella villa comunale e nei tipici toselli; per la giornata conclusiva di lunedì è invece in programma il concerto di Enzo Avitabile con i Bottari.
Qui un piccolo compendio in cui sono delineati i vari elementi che caratterizzano questa celebrazione, alcuni dei quali ricorrenti in tutta la tradizione popolare, almeno campana. Così da poter partecipare alla festa comprendendone profondamente i riti.
FESTA: La cosiddetta Festa della Madonna delle galline si tiene a Pagani (SA) dal venerdì dell’ottava di Pasqua all’alba del lunedì successivo, con la sua massima manifestazione la domenica in Albis (quest’anno il 24 aprile), nel centro storico del paese. Si tratta di una tradizione iniziata presumibilmente nel XVII secolo, caratterizzata dalla commistione di riti sacri e profani.
MADONNA DELLE GALLINE: La Madonna cosiddetta “delle galline” è la Madonna del Carmine o del Carmelo. Si pensa sia una rievocazione della divinità greca Demetra, dai romani definita Cerere: madre della Terra, protettrice della natura e della sua fecondità, quindi delle messi e degli animali, dell’alternarsi delle stagioni, ma anche della vita, della morte e del matrimonio. La Madonna appartenente al culto cristiano è una delle cosiddette Sette Madonne Sorelle, una venerazione che spazia fra la tradizione mitica e quella storico-religiosa e che si svolge in Campania nell’arco di un anno. Il ciclo delle Sette Madonne si apre la notte del lunedì in Albis con il Pellegrinaggio alla Madonna dell’Arco e si conclude l’undici settembre con la “Juta” alla Madonna di Montevergine. Tutte queste devozioni mariane, seppur ognuna con la propria particolarità, sono accomunate da tre principali tematiche, ossia la Madre, il Sesso e la Morte.
O’SPOGLIATURO: È un piccolo oratorio risalente al 1603 nel quale i padri carmelitani si cambiavano dopo le funzioni. Già a quei tempi dedicato alla devozione per la Madonna del Carmine, in quanto al suo interno era custodito un quadro raffigurante la Vergine, rinvenuto - in seguito ad un episodio dal valore miracoloso - proprio sul sito dove sono stati costruiti l’oratorio stesso e successivamente la Chiesa Santuario.
SANTUARIO: La Chiesa di Maria Santissima del Carmelo fu costruita nel 1610 in suo onore ed elevata a Santuario mariano nel 1954, per la sempre maggiore riconoscenza e devozione dei fedeli, in seguito a vari miracoli compiuti dalla Madonna (il primo risale al 1609, con la guarigione di uno storpio). Il Santuario presenta una facciata barocca caratterizzata da svariate decorazioni, da colonne con capitelli in stile corinzio, e da due statue allegoriche che simboleggiano la Pudicizia e la Speranza. Sul portale di ingresso vi è un grande bassorilievo raffigurante la Madonna del Carmelo con il Bambino, che siede sulle nuvole e sta per essere incoronata da due angioletti. L’interno è costituito da un’unica navata con tre cappelle, in una delle quali si trova la statua di legno della Madonna delle Galline; sono conservate varie opere risalenti al ‘700; di grande pregio e interesse sono il soffitto ligneo a cassettoni e l’altare in stile barocco.
LEGGENDA: La circostanza miracolosa (nominata precedentemente) si riferisce al ritrovamento nel XVI secolo, proprio il giorno della domenica in albis, del quadro su menzionato. A portarlo alla luce fu il beccare sul terreno di alcune galline. Si pensa che la tavola fosse stata portata da alcuni monaci fuggiti dall’Oriente nell’VIII-IX secolo, con l’intento di proteggere l’immagine sacra dalla furia iconoclasta dei saraceni, e per questo nascosta sotto terra. Tutto ciò fu ritenuto una manifestazione divina, ne conseguì la creazione di un luogo di culto e la riproduzione del quadro sacro ormai rovinatosi e che continua ad esser venerato da ben cinque secoli.
RITO RELIGIOSO: Il rito sacro appartiene alla religione cristiana cattolica e prevede una particolare processione lungo il centro storico del paese, in seguito la messa e le celebrazioni eucaristiche.
PROCESSIONE: La processione ha luogo la mattina della domenica in albis, partendo dal Santuario. La statua lignea della Madonna viene trasportata sulle spalle dai fedeli per il centro storico, e una volta giunta alla Basilica di Sant’Alfonso (patrono di Pagani) avviene il rito dello scambio: i padri alfonsiani redentoristi offrono alla Madonna una coppia di galline ed hanno in cambio una coppia di colombe. Si pensa che sia stato proprio Sant’Alfonso a dare inizio a questa tradizione. Poi la processione prosegue in piazza Corpo di Cristo, dove viene celebrata la messa all’aperto, alla fine della quale la statua della Madonna può tornare al suo Santuario. Durante tutto il corso della processione tra la folla, i fedeli offrono alla statua dei doni in cambio di protezione, ossia volatili e tortani, elementi peculiari dell’altro rito, quello profano.
RITO PROFANO: L’aspetto pagano di questo rituale è caratterizzato da fuochi d’artificio, dal dono di volatili e tortani alla Madonna in processione, e dalle tammurriate. Rituali che si svolgono per l’intera giornata di strada in strada (con il punto focale nella villa comunale) e di tosello in tosello.
GALLINE: Oltre che per il leggendario ritrovamento della tela mariana, le galline sono ulteriormente protagoniste di questa festa in quanto, durante la processione, nonostante la musica, la folla e i botti, restano tranquillamente appollaiate sul capo, sulle spalle o ai piedi della Madonna. Senza scappare.
TORTANI: Si tratta di torte rustiche dalla forma circolare, farcite con salame, uova, formaggio, tipiche del periodo pasquale di tradizione campana. Anche questo un lascito di un’antica cultura contadina (si pensa che le sue origini risalgono almeno al ‘600, come testimoniato ne “La Gatta Cenerentola” di Basile).
TOSELLI: La parola tosello è di origine spagnola e significa baldacchino. Infatti il tosello è essenzialmente un’edicola votiva. Per l’occasione, gli storici cortili del centro vengono addobbati con teli e nastri di raso, merletti, fiori, ma anche con tipici attrezzi contadini e utensili di terracotta. I toselli più grandi espongono anche una statua della Madonna, ricreando intorno una sorta di pollaio. Ovviamente non mancano tavole imbandite di prodotti tipici e vino, il tutto accompagnato dalla tammurriata, in una perenne atmosfera sacra e profana al tempo stesso. La cosiddetta via dei toselli inizia in uno storico cortile, nel quale il tosello è dedicato ad un artista paganese scomparso, molto fedele al culto della Madonna: Franco Tiano. Si dice che nel giorno della sua morte, la statua della Madonna si sia spezzata.
TAMMURRIATA: La cosiddetta tammurriata è un’espressione musicale il cui strumento principale è la “tammorra”. Tuttavia, molti sono gli strumenti che si aggiungono, variando di zona in zona e di tradizione in tradizione: in primis le “castagnette”, talvolta l’organetto, il “putitpù”, il “tricchebballacche”, la “tromba degli zingari” e tanti altri. Su questa struttura ritmica e timbrica si basa il canto, e il tutto è necessario ad accompagnare il tradizionale ballo.
TAMBURO: Come anticipato, il tamburo è il principale strumento della tradizione popolare campana. È detto “tammorra” o anche “tammurro” ed è costituito da un asse di legno piegato in forma circolare, ricoperto da pelle di animale ben tesa, bucato intorno per l’inserimento di sonagli detti “cicere” o “cimbale”. Un tipo particolare di tamburo è quello senza sonagli, detto muto. In ogni caso, si impugna dal basso con la mano sinistra e si percuote la pelle con la destra: tale modo di suonare è definito maschile; il contrario è femminile. La tecnica per suonare il tamburo è molto complessa, richiedendo non solo buone qualità musicali e ritmiche, ma anche una buona resistenza fisica (così da riuscire a suonare per ore senza perdere il ritmo).
CASTAGNETTE: Si tratta di uno strumento musicale diffuso in buona parte dell’Italia meridionale (specificamente campano), da non confondere con le più famose “nacchere” di tradizione spagnola. Una singola castagnetta è costituita da due parti concave di legno, legate insieme da un cordoncino che, infilato tra le dita, permette di batterle l’una sull’altra così da produrre il loro particolare suono. Anche per le castagnette, in alcune zone della Campania, è ancora viva la credenza di una distinzione di genere tra questi strumenti, evidenziato dalla presenza o meno di un taglietto al loro interno.
CANTO: I canti, o più comunemente, le cantate, poggiano su un antico repertorio di testi dal carattere simbolico, il cui linguaggio è definito da De Simone “magico rituale”. Hanno una struttura musicale in versi endecasillabi, prevalentemente cantati in distici (cioè due versi per volta). Un’ulteriore particolarità è quella di spezzare il secondo verso dopo le otto sillabe, o ancora l’uso di cosiddetti stereotipi, ossia delle brevi espressioni foniche (come “e bbà”) all’inizio del verso, necessarie a poggiarvi l’accento. Le cantate non hanno un testo cristallizzato, ma adattabile alle varie feste religiose campane. Tuttavia ciò che lega l’una all’altra e il tutto all’intero ciclo delle Sette Madonne in una perenne atmosfera sacro-profana è “a’ figliola”: la Vergine, la madre, la sposa, ma anche la terra.
BALLO: Il cosiddetto ballo sul tamburo ha essenzialmente un carattere di corteggiamento, esplicitato progressivamente mediante le diverse “votate”, attraverso le quali il corteggiatore si rende conto della propensione della donna ad accettare o meno la proposta. Anche nel caso del ballo, alcuni passi, seppur simili nell’intera tradizione, variano di cantata in cantata e di zona in zona. Il significato, oltre al corteggiamento, è unico: elogiare la fertilità e la riproduzione.
Ci sarebbero tanti altri aspetti da trattare di questa festa e della vasta cultura popolare campana. Nonostante (anche) questo tipo di celebrazioni si stia commercializzando con l’avanzare del tempo e l’irruzione della modernità, con questo breviario potreste riuscire a cogliere non solo la devozione coinvolgente (persino per i non credenti), ma anche il profondo spirito della tradizione attraverso la bellezza priva di fronzoli dei balli e la poesia inconsapevole delle cantate.
Fonti:
De Simone R., Canti e Tradizioni Popolari in Campania, Lato Side, 1979
Di Leo C., La tradizione della Madonna delle galline nell’ottava di Pasqua a Pagani, in www.museodellafesta.it
Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia: www.idea.mat.beniculturali.it