Dal Rosmini al Caravaggio, tra la DaD e la didattica in presenza: le attese degli studenti per il 2021
Simona Bosone 30 Dicembre 2020Il Covid-19 ha condizionato inevitabilmente la vita di ognuno di noi, relegando in casa milioni di persone e bloccando diverse attività. Anche il mondo dell’istruzione è stato colpito dall’emergenza coronavirus, costringendo a casa studenti di ogni età, ma - nonostante difficoltà e determinate criticità - la scuola sembra essersi ben organizzata per fronteggiare questo difficile periodo.
I vari programmi vanno avanti – non senza difficoltà – grazie all’importante lavoro dei docenti attraverso la didattica a distanza, la più famosa DAD, e all’impegno degli alunni, che seguono le lezioni e affrontano le varie verifiche attraverso questa modalità tutta nuova.
Ma come i nostri studenti stanno vivendo questo particolare e difficile momento e in che modo stanno affrontando gli studi attraverso la didattica a distanza, sono proprio loro a spiegarcelo: “All’inizio sembrava impossibile pensare che la DAD potesse sostituire la scuola vera e in presenza – spiega Nicole, alunna del Liceo Scientifico Caravaggio di San Gennaro Vesuviano - non solo per la maggiore comprensione che si ha senza schermo, ma anche per la mancanza delle risate, delle chiacchierate, dei bigliettini sotto il banco. Con il passare del tempo, un po’ per lo spirito di adattamento e altrettanto, se non di più, per la bravura dei professori, le spiegazioni non sono state meno efficaci. Ci sentivamo derubati di giorni di scuola che non sarebbero tornati più, però poi abbiamo cambiato prospettiva e abbiamo cominciato a pensare che quelli erano i nostri giorni di scuola, giorni diversi”.
Emozioni e spazi modificati e nuovi, modalità diverse di apprendimento e trasmissione delle conoscenze. Ma quali sono state le materie più difficili da seguire a distanza?
“La materia che meno si comprende per noi del Linguistico è il francese – spiega Tresy, alunna del Liceo Linguistico Rosmini di Palma Campania – soprattutto con la madrelingua. Poi capita che, ad esempio, se qualcuno è costretto ad uscire momentaneamente dalla lezione a causa della connessione, perde totalmente il filo del discorso e non riesce più a seguire. Un’ulteriore materia di complicata comprensione è matematica, già normalmente difficile: in DAD risulta ancor più complessa perché, essendo più ‘pratica’ che teorica, dovremmo vedere degli esercizi insieme, ma, come spesso accade, capita di perdere la connessione e non si riesce a scrivere nulla”.
Non mancano, dunque, le criticità, ma il mondo della scuola va avanti, sperando di ritornare quanto prima alla normalità. Indubbiamente questa pandemia ha tolto qualcosa agli studenti in questo loro percorso di crescita e a confermarlo è Ornella, studentessa del Liceo Scientifico Rosmini: “La cosa che più mi è mancata è il contatto sia con i miei compagni che con i miei professori. Stare comunque nella stessa stanza e scambiare due parole è diverso dallo stare avanti ad un computer per tante ore e poter aprire il microfono solamente per le interrogazioni. A livello umano, quindi, confermo che la DAD ci ha tolto una parte fondamentale. A livello di apprendimento invece no, in quanto chi ha sempre studiato e chi ha la voglia di studiare continuerà a farlo anche da casa”.
“Nonostante studiare in modalità DAD sia molto difficile, soprattutto a livello mentale – prosegue Ornella – credo sia stata la miglior soluzione per dar modo agli alunni di proseguire con gli studi. Semplicemente avrei impostato la DAD in modo diverso, in modo da non appesantire troppo sia gli alunni che i professori”.
Dello stesso avviso Tresy: “La DAD ha permesso di proseguire con i programmi, per non restare indietro, ma non nel migliore dei modi, perché da un computer è molto più difficile per tutti seguire le lezioni. Stare davanti al computer 5/6 ore al giorno diventa stancante e soprattutto aumenta lo stress”.
Ruolo importante quello della DAD, ancor più quello dei docenti e degli alunni impegnati in questa nuova tipologia di didattica, ma difficoltà e stress fanno da compagni di banco in questaesperienza forzata e, al contempo, di fondamentale importanza.
Il futuro è ancora incerto, la riapertura delle scuole al ritorno dalle festività natalizie non è scontato e, ad oggi, non vi sono ancora certezze, tra ansie e preoccupazioni: “Il futuro fa ancora più paura adesso – confessa Nicole – soprattutto per quello che ci aspetterà dopo il liceo. Non abbiamo più quella sicurezza, quell’idea di avere il mondo nelle nostre mani. La paura è di non sapere abbastanza, per un test all’Università, per un concorso, per un colloquio. Il ritorno in classe sarà il primo passo verso la normalità. Quando saremo in classe tutti insieme, alunni e professori, quando avremo di nuovo un compagno di banco, sarà un momento felice, un momento che di certo non dimenticheremo mai”.