"Dante", l'arte cinematografica attraverso gli occhi di Tony, al Napoli Film Festival il 30 Settembre

Valentina Soviero 27 Settembre 2022
"Dante", l'arte cinematografica attraverso gli occhi di Tony, al Napoli Film Festival il 30 Settembre

Antonio Riccardo Santorelli, per gli amici Tony o, se volete, Theta, nome d’arte con il quale il ragazzo di Visciano, laureato all’Accademia delle Belle Arti di Napoli, firma tutti i suoi straordinari lavori, l’ultimo dei quali è stato selezionato tra le 27 opere della 23esima edizione del Napoli Film Festival, un evento dedicato alla cultura e all’arte cinematografica che si terrà dal 26 settembre al 1° ottobre. "DANTE" è il titolo del contometraggio che, attivo nel circuito dei festival, in occasione del Napoli Film Festival sarà proiettato Venerdì 30 Settembre all'Istituto Francese di Napoli.



"Inizierei affermando che il cinema appartiene a tutti, come l’arte in generale. Mi sono appassionato senza neanche accorgermene; da quando ero molto piccolo ho sempre sentito la necessità di comunicare, qualsiasi fosse lo strumento a mia disposizione. Ho sperimentato diversi tipi d’arte, dalla musica alla poesia, dal disegno alla fotografia, e posso dire che quest’ultima è stata la principale strada che mi ha portato al cinema. Un’arte che include tutte le altre, uno strumento potente, come dimostrato anche dall’ultimo centenario di storia mondiale. Ci sarebbero da spendere pagine e pagine sull’argomento, ma, tornando a noi, ho inteso che fosse il linguaggio con cui meglio sarei riuscito ad esprimere le mie idee. Mi sarebbe impossibile descrivere ogni singola motivazione che mi spinge a realizzare opere, quindi rispondo: il fascino per l’armonia e il caos, il respirare aria di libertà."


C’è un regista con cui ti piacerebbe avere un confronto? 
"Credo che l’atto di confrontarsi sia, in ogni caso, di fondamentale importanza; ancor di più artisticamente parlando. Ci sono e ci sono stati grandi maestri della regia, che avrei voluto conoscere, magari essergli allievo, che sicuramente avrebbero rivoluzionato la mia ricerca, così come hanno già fatto le loro opere. Probabilmente, però, in questo specifico caso, non citerei un regista in particolare, poiché credo che il miglior confronto, di cui tutti dovrebbero approfittare, sia tra giovani artisti, che hanno la voglia di esprimere un nuovo pensiero, di conoscere, di rischiare e sperimentare."



Cosa vedono gli occhi di Tony quando si avvicinano alla camera? 
"Guardare il mondo attraverso l’obiettivo mi permette di focalizzare al meglio ciò che mi circonda, di concentrarmi, appunto, sui dettagli e sui particolari, di conoscere la luce; accentua e imprime il mio ruolo di osservatore. Usata nel giusto modo, la camera è uno strumento per sognare. Mi affascinano sia le tecniche di composizione e rappresentazione di un “quadro”, che l’imprimere le proprie riflessioni al suo interno. Quando inquadro un volto io ci trovo delle intense emozioni al suo interno, complesse e caotiche; se dovessi concentrarmi su un particolare finirei sugli occhi, come si dice “lo specchio dell’anima”, ma probabilmente, lavorando con le immagini, sono di parte. La stessa cosa accade quando inquadro un paesaggio e ci ritrovo tutta la complessità dell’animo umano, una distesa di sabbia, un insieme di montagne, il sereno, la tempesta, tutto apparentemente così immenso rispetto a noi, ma così simile per natura."



E arriviamo all’opera che quest’anno ti ha permesso di partecipare all’evento del Napoli Film Festival. Da quanto tempo lavori al cortometraggio, dal titolo “Dante”? E di cosa parla?
"La primordiale idea del cortometraggio “Dante” nasce alla fine dello scorso anno. La scrittura della sceneggiatura l’ho portata avanti nel corso dei primi mesi del 2022 e ripetuta più volte affinché ci fossero tutti i messaggi che ci tenevo ad includere. Nella pre-produzione ho organizzato il team di lavoro, individuato la location, studiato la regia e ho avuto anche diverse opportunità di confronto con gli attori che hanno interpretato i protagonisti, Franco Pinelli e Antonio Lippiello. Ho lavorato alle riprese per più di una settimana e al montaggio per diverso tempo nel periodo successivo, e con l’aiuto di Francesco Rastiello che ha abbracciato il progetto abbiamo cucito sull’opera delle musiche originali. Non amo raccontare il contenuto di “Dante”, ma il viaggio che viene svolto al suo interno e del tutto introspettivo, misterioso e onirico. Come autore non può che rendermi felice la partecipazione e proiezione dell’opera al Napoli Film Festival, ancor di più poiché è stata voluta e finanziata dalle stesse persone che ci hanno lavorato, in assenza di una vera e propria produzione."



Quanto è difficile dirigere un set? Un consiglio a tutti i giovani registi emergenti come te.
"Il set di un cortometraggio ha una dimensione e un cast ridotti rispetto a quello di una grande produzione cinematografica. Bisogna in ogni caso esercitare una direzione registica ben precisa per poter tenere fede al messaggio che si sta costruendo. Ovviamente i rapporti in una realtà piccola sono anche più confidenziali e questo consente di costruire una grande famiglia. Io penso che su un set sia necessaria una certa serietà e precisione nel lavoro, di pari passo con questa rigidità bisogna creare inclusione, empatia e anche divertimento; il giusto equilibrio tra pesantezza e leggerezza. Un consiglio che mi sento di dare a tutti quelli che come me vogliono esprimersi con il proprio linguaggio è crederci innanzitutto e circondarsi di persone che fanno altrettanto, che abbiano e alimentino la passione."

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