Donne, vita e libertà: sveliamo le violenze

Si è svolto, al Teatro Comunale di Palma Campania, il convegno dal titolo “Sveliamo le violenze”: organizzato dalla FIDAPA (sezioni di Palma e Poggiomarino), l’incontro ha visto la partecipazione della Past Presidente Nazionale Cettina Olivieri, insieme agli interventi del Vice Questore della Polizia Maria Antonietta Ferrara, degli Avvocati Olga Izzo, Christina Serafino, Anna Merolla, Rosita Pepe e Shervin Haravi.

Come si può dedurre dal titolo, il convegno è stato incentrato sulla tematica del velo islamico, analizzandola sotto svariati aspetti, da quello stilistico a quello religioso, da quello giuridico a quello politico, guardando alla situazione europea, italiana e alla questione iraniana.

Le controversie tra politica e religione, ambito sociale e luogo di lavoro, sono state approfondite al fine di mostrare persistenti vuoti all’interno del diritto italiano e internazionale che possano effettivamente regolamentare l’uso del velo e al tempo stesso rispettarne l’importanza in quanto elemento identitario, ma anche difendere la libertà di scelta delle donne.

Il velo non è stato assolutamente demonizzato con atteggiamento di superiorità occidentale, bensì ne è stato scandagliato il significato focalizzando la riflessione e l’analisi sulla sua obbligatorietà - e quindi eventuale oppressione nei confronti delle donne – e sulla personale volontà di indossarlo.

Particolarmente toccante l’intervento dell’avvocato Haravi, che ha mostrato la dura situazione in cui versa l’Iran in seguito ad anni di inasprimento del regime, sottolineando l’importanza di un’opera di sensibilizzazione verso una problematica di carattere internazionale e che grazie alla forza dirompente dei social sta venendo alla luce. Soprattutto, ha evidenziato un dato fondamentale che caratterizza queste proteste (rispetto a quelle degli anni passati) contro l’imposizione del velo e per il diritto alla libertà in generale, ovvero la partecipazione attiva degli uomini al fianco delle donne: a dimostrazione che la ribellione ha determinato un superamento delle differenze di genere, delle distanze di classe, delle tensioni sociali che finora avevano caratterizzato la società iraniana. A dimostrazione che il mondo può cambiare, al grido di “donne, vita e libertà”.