Emiro Vesuviano: la Guardia di Finanza confisca beni per dieci milioni di euro
Redazione 22 Ottobre 2020I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Napoli, coordinati dalla Procura della Repubblica di Nola, hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di un importante imprenditore di San Giorgio a Cremano operante nel settore della commercializzazione di prodotti energetici, ritenuto responsabile di una maxi evasione dell'Iva.
Le Fiamme Gialle stanno procedendo al sequestro dei beni per un valore di circa 10 milioni di euro, tra i quali figura anche una collezione di auto di lusso e scooter d'epoca, nella quale figurano anche 6 Ferrari, 2 Porsche, 31 lambrette e 39 vespe. Tra i beni sequestrati anche 8 Rolex.
Il destinatario del decreto di sequestro, per complessivi 10 milioni di euro, è Giuseppe Paparo, 53 anni, amministratore unico della PA.GI. Carburanti srl, la quale, grazie a una "galassia" di società "cartiere" che le ruotavano intorno, secondo gli investigatori è riuscita a evadere 10 milioni di euro d'Iva e vendere prodotti petroliferi a prezzi addirittura più bassi di quelli d'acquisto, sbaragliando la concorrenza e assumendo così, nel giro di pochi anni, una posizione monopolistica.
A scoprire la maxi evasione fiscale è stata la Guardia di Finanza di Napoli, precisamente il secondo Gruppo Tutela Entrate del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, sotto il coordinamento della Procura di Nola, guidata da Laura Triassi.
Le prestigiose vetture (finora 14 quelle sequestrate) e gli scooter d'epoca sono stati "scovati" dalle "fiamme gialle" in un mega garage sotterraneo (tre i piani interrati) di San Giorgio a Cremano (Napoli), suddiviso in box (con saracinesche telecomandate) il cui colore fa "pendant" con quello delle prestigiose vetture parcheggiate.
Tra il 2016 e il 2019 la società, attraverso la cosiddetta "frode carosello", è riuscita a dichiarare costi fittizi per oltre 44 milioni di euro evadendo l'Imposta sul Valore Aggiunto per circa 10 milioni: questo meccanismo fraudolento le ha consentito di vendere i prodotti petroliferi a costi estremamente bassi (anche più bassi di quelli di importanti multinazionali), di sbaragliare la concorrenza e di assumere così una posizione monopolistica in Campania e non solo.
Tra il 2016 e il 2019 il volume d'affari della PA.GI. - è stato calcolato dai finanzieri - è costantemente lievitato, facendo registrare un picco nel 2018: 56 milioni (2016), 66,5 milioni (2017), 136,6 milioni (2018) e 82,7 milioni di euro (2019).