Festeggiamo Halloween in tranquillità
Giuseppe Montuori * 30 Ottobre 2024Halloween, ovvero la parola con cui gli scozzesi sin dall’antichità indicavano la vigilia di Ognissanti, ancorchè non è vista tanto di buon occhio dalla chiesa, è comunque una festa cristiana ed occidentale dedicata alla memoria dei defunti che, tuttavia, molti associano all’orrore, al macabro e si festeggia, per l’appunto, la sera del 31 ottobre. Tipica ricorrenza di Halloween è il cosiddetto “dolcetto o scherzetto” ma, tanti, ne approfittano per organizzare festeggiamenti, giochi, scherzi per esorcizzare il trapasso all’al di là.
Fin qui tutto bene, unica nota stonata dell’evento è che spesso, molti giocattoli, bijotteria, articoli da regalo in genere, ecc., utilizzati per simboleggiare l’evento (Halloween), purtroppo sono di provenienza illecita e, spesso, sono sprovvisti di quei requisiti essenziali che ne certificano la provenienza, la sicurezza del prodotto, ma soprattutto, che non si tratti di merce contraffatta. Oggi, purtroppo, molti pur di ricavare un proprio profitto, non si preoccupano nemmeno minimamente dell’incolumità dei più vulnerabili e deboli, vale a dire i bambini, disinteressandosi della salute pubblica. In tale contesto, la Guardia di Finanza, a livello nazionale, ha posto in essere una serie di controlli finalizzati proprio al sequestro di prodotti non conformi agli standard di sicurezza, classificati “insicuri e pericolosi”.
I vari interventi hanno consentito di scoprire e sottoporre a sequestro, in diverse attività commerciali ubicate sull’intero territorio nazionale, alcune centinaia di migliaia di articoli di vario tipo, riconducibili alla festa di Halloween, purtroppo privi delle informazioni minime previste dal D.lgs. n. 206/2005 (Codice del Consumo), volto a tutelare sicurezza e salute dell’acquirente. Quest’ultima norma prevede che i prodotti in argomento, debbano riportare la denominazione legale o merceologica del prodotto, l’identità del produttore, eventuali sostanze dannose per il consumatore, i materiali impiegati nonché i metodi di lavorazione, tutto rigorosamente in lingua italiana. I contravventori rischiano sanzioni amministrative da un minimo 516 ad un massimo 25.823 euro, naturalmente oltre al sequestro della merce.
* (Dottore in Scienze della Pubblica Amministrazione)