Gioia Caliendo: un’artista lungo i confini dell’uomo e contro la follia della guerra
Luigi De Luca 5 Aprile 2023Da sinistra a destra come a leggere un libro, le cui pagine raccontano la storia di un corpo esercitato a metà e la cui copertina, simile a un guscio, è pronto a sciogliersi come iceberg nell’acqua. È questo il colore che appare nella mostra d’esordio (Anima Sensibile – progetto iceberg) della poliedrica artista palmese Gioia Caliendo, esposta nelle scorse settimane presso il Teatro di Palma Campania.
Laureata in arti visive all’Accademia di Belle Arti di Napoli, negli anni della sua formazione ha sperimentato molto specializzandosi nell’utilizzo dei colori ad olio, della tempera e dell’acquerello su carta, fino poi ad interessarsi alla street-art e a quella digitale, alla fotografia e alle tecniche scultoree.
Laureata in arti visive all’Accademia di Belle Arti di Napoli, negli anni della sua formazione ha sperimentato molto specializzandosi nell’utilizzo dei colori ad olio, della tempera e dell’acquerello su carta, fino poi ad interessarsi alla street-art e a quella digitale, alla fotografia e alle tecniche scultoree.
Gioia, da dove nasce l’idea dell’omino come archetipo dell’animo umano?
Dalla paura, tema affrontato in un esame di pittura in Accademia e che poi, influenzata anche dal contesto sociale, ho sentito l’esigenza di rielaborare dandogli un significato diverso. Di solito abbiamo un concetto molto astratto dell’anima, e rifacendomi alla topica Freudiana e agli archetipi di Jung ho voluto tramite gli “omini” – ricavati da dei calchi di materiale diverso – darle una forma più concreta, di solito bianca per esprimere l’idea di purezza e sensibilità.
Ma perché proprio la sensibilità?
Voglio cercare di portare alla luce ciò che è stato dimenticato dalla società: la sensibilità dell’anima. Penso che l’uomo, pur avendo consapevolezza di sé, cerchi sempre di superare i propri limiti, che considero positivi nel momento in cui l’uomo, per superarli, utilizza della tecnologia applicata alla realtà, mentre li considero negativi quando lo portano alla follia della guerra. E la condizione nella quale avviene la scelta mi interpella tantissimo. Per questo vorrei portare il ‘lettore’ a porsi delle domande su queste due possibilità, e a considerare il contesto a partire dal quale basa la sua risposta.
Da artista hai il privilegio di guardare la realtà in maniera ‘distaccata’. Come vedi la tua?
Gravida di novità, senza alcun dubbio. E nonostante abbia sempre avuto un modo diverso di pensare, rischiando di apparire ‘alienata’ in un mondo parallelo, ho sempre difeso l’idea per cui l’arte debba essere allo stesso tempo motivo di auto-riflessione e spinta per un impegno concretamente sociale.
Ecco… Palma Campania, ad esempio, cosa ti ha dato e di cosa, invece, avrebbe bisogno?
Certamente tanto. Palma è anche la mia famiglia, che mi segue e mi sostiene con forza e, direi, con coraggio. D’altro canto, mi sento di dire che questo paese sta cercando sempre di più di uscire dal ‘guscio’ per meglio trovare la sua identità. Ma ciò di cui avrebbe ancora bisogno per ri-generarsi è ‘lasciar fare’, produrre, creare. Lo considero un primo esercizio utile per lasciarsi ‘contaminare’, così come lo è per l’arte.
Prospettive future?
Girare il più possibile, farmi conoscere e far sì che si formi, intorno alla mia arte, una vera e propria critica. Il fruitore ne ha bisogno e ne ho bisogno anch’io per crescere ancora. Poi, chissà, un giorno sarò anch’io a poter dare “qualcosa” al mio paese, dopo ver ricevuto già tanto. Intanto, il 14 aprile, sarò al Museo Civico di “Luigi D’Avanzo” per una collettiva, dove esporrò qualche mio quadro.
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