I campi in erba sintetica fanno male alla salute
Giuseppe Montuori * 17 Ottobre 2023Anche i campi in erba sintetica avrebbero le ore contate. Secondo quanto recentemente stabilito dalla Commissione Europea le superfici in erba sintetica sono dannose per la salute, motivo per il quale, gli impianti della specie dovranno essere dismessi nei prossimi anni.
Infatti, stando a quanto annunciato, a partire dal 2030 non esisteranno più campi di calcio, calcetto, tennis, ecc… in erba sintetica. Questo materiale, attualmente, è molto diffuso, anche perché ha un costo inferiore, rispetto al manto erboso e, la stessa manutenzione, presenta costi più bassi.
Sulla base di quanto enunciato dalla Commissione Europea l’erba dei campi di gioco sintetici causerebbero danni alla salute non solo degli sportivi ma, addirittura per il mondo. Infatti, quest’erba è composta, tra l’altro, da polietilene/polipropilene, oltre che da altre sostanze nocive per l’essere umano. Inoltre man mano che queste “plastiche” si usurano, rilasciano nell'aria delle microplastiche e proprio quest’ultime sono finite sotto la lente di ingrandimento della Commissione Europea, la quale allo scopo di salvaguardare la vita dei giocatori ma, nel contempo, tutelare anche l’ambiente, ha dichiarato guerra a queste sostanze che compongono i campi in erba sintetica.
A suffragare il problema sollevato dalla Commissione vi sarebbe uno studio eseguito lo scorso anno da Environment International (rivista scientifica che si occupa di scienze ambientali e salute), dal quale è emerso che l'80% degli sportivi sottoposti ad analisi alla fine di un incontro di calcio, tennis, ecc. effettuato sui campi in erba sintetica, presentava tracce delle suddette microparticelle di plastica. Tale misura si aggiunge ad altre che hanno messo al bando sostanze dannose, contenute in alcuni cosmetici e giocattoli.
Naturalmente una decisione del genere non è affatto indolore, al contrario, considerato che nel nostro Paese, il 22% dei campi è in erba sintetica (dati FIGC), non è affatto semplice adeguarsi, ancorché c’è tempo fino al 2030 per poterlo fare.* (Dottore in Scienze della Pubblica Amministrazione)