I SENTIERI DELLA MEMORIA: una ricercatrice di tesori nascosti

«Sollecitare l’identità culturale e naturalistica che protegga e valorizzi il territorio montano e la memoria storica contro l’oblio degli anni». Un intento a dir poco attuale è quello riportato in un testo edito nel 2002 a cura di Maria Maddalena Nappi, dal titolo “Il bosco di Palma. Pianta topografica del 1778”. In questa attenta ricerca, intessuta insieme al Gruppo Archeologico "Terra di Palma", l’autrice contribuisce a conoscere le nostre radici favorendo un dibattito per la difesa del suolo, divenuto sempre più necessario dopo i tristi avvenimenti del 1998 con le montagne del Sarnese. A fare da rilegatura e da fonte storica necessaria, il ritrovamento di un’antica mappa del bosco di Palma (redatta alla fine del XVIII secolo da Gaetano di Tomaso) e rinvenuta presso l’Archivio Storico di Napoli offrendo così al lettore «uno squarcio illuminante sulle complesse e talvolta contraddittorie relazioni che da sempre intercorrono fra l’uomo e l’ambiente, […] fra le economie locali e le istituzioni pubbliche».

 

Il castagno, la quercia, il leccio, il faggio, i pungitopi, citisi, asparagi, agrifogli, lentischi, corbezzoli e orchidee selvatiche. “Abitanti naturali” di una montagna che vive e fa vivere cercando di scampare alle numerose deturpazioni dell’uomo, spesso ignaro della fondamentale presenza di questa vegetazione e della sua intensa azione di ancoraggio del terreno sottostante. Una mappa dimostrativa – dunque – che l’autrice ripercorre attraverso la geologia e la storia dei luoghi, la cronologia degli eventi, le usurpazioni dei cittadini e la minuziosa descrizione del bosco del 1778 (secondo la relazione dell’ingegnere Magliano) e del territorio piano di Palma (scelto da Alfonso d’Aragona, re di Napoli, per la caccia al falcone). Ora tocca a noi – ribadisce l’autrice – continuare l’opera di tutela dell’area della montagna palmese perché «il rispetto della natura e dell’ambiente è oggi più che mai vitale per lo sviluppo della società e dell’economia locale». Nulla da aggiungere, se non un Grazie! all’autrice (prof.ssa Maria Maddalena Nappi) e alle sue tanto appassionate quanto storiche ricerche di un territorio ancora da scoprire.