I SENTIERI DELLA MEMORIA: da Ariston a Zara

Luigi De Luca 7 Agosto 2022
I SENTIERI DELLA MEMORIA: 
da Ariston a Zara

Un abbecedario di vita, morte e miracoli del cinema a Palma Campania dal dopoguerra agli anni 80 in 43 sequenze e 43 immagini. L’autore del volume (edito Michelangelo 1915) - il prof. P.G. Santella - introduce il lettore in un mondo ai tanti di noi purtroppo sconosciuto o semplicemente dimenticato.

Una realtà cinematografica – cioè – che non gode più delle piccole sale nei piccoli centri di paese, ma che piuttosto soffre degli spazi sconfinati di multisale inserite nei numerosi centri commerciali della zona. E così come avvenne in America (con il film "L’ultimo spettacolo" di Peter Bogdanovich -1971), allo stesso modo è avventuo in Italia con il film premio oscar "Nuovo cinema Paradiso" (1988) di Tornatore: entrambi dediti a raccontarci la fine di un’epoca dei "Cinema di paese".

 
E in questa comune storia, il prof. Santella non delude, e impegna conoscenze e memoria raccontando – con professionalità – un particolare periodo storico in cui Palma Campania ha avuto la fortuna di proporre e produrre cultura cinematografica. Da Ariston a Zara come fosse una sola linea ferroviaria, lungo la quale godersi alcune soste che richiamano alla mente ricordi ed esprimono la vivacità di una cittadina desiderosa di viversi nonostante tutto.

 
Primo tempo: Ariston.
Ultimo proprietario fu Gaspare Buonagura, mentre il primo gestore (1948-1951) fu Vincenzo Carrella che ebbe la straordinaria idea di affittare e riadattare un cantinone. Poi, il drammatico incendio del 1957, nella notte di Natale, con la successiva riapertura fattasi – nel frattempo – più elegante e inaugurata con la proiezione del film Il cavaliere della squadra nera (1956).

Iniziò a diminuire le sue proiezioni solo nella seconda metà degli anni settanta per poi chiudere definitivamente dopo il terremoto dell’Ottanta, dando al pubblico una delle ultime proiezione dal grande successo, come fu il Decameron di Pasolini.

 
Secondo tempo: Zara
Chiamato così in riferimento alla città di Zadar, in Croazia, sulle sponde dell’adriatico, appartenente all’Italia e difesa dal regime fascista contro il tentativo espansionistico della Jugoslavia.  Il suo primo gestore fu Ferdinando Peluso Cassese nel 1938, dirigendo contemporaneamente anche “la Sala cattolica” dei Servi di Maria, inglobata poi dallo stesso Zara.

Alla sua morte, ad occuparsi del teatro-sala fu suo figlio Gianni che nel 1983 concluderà definitivamente qualsiasi proiezione, dopo che dieci anni prima aveva dato al pubblico uno dei film più acclamati della storia (Il Padrino, di Francis Ford Coppola).



 
Tra i due tempi, un intervallo.
È il corpo centrale del volume, quello che meglio trasmette le emozioni personali e collettive di un’esperienza fatta con, nel e davanti al grande schermo. Cento modi per dire cinema, ma anche altrettante parole per spulciare nella vita culturare di una piccola cittadina di provincia, svelando segreti, curiosità, eventi drammatici, momenti di forte ilarità, ma soprattutto occasioni di serio e generativo dibattito.

E che dire del Lo Sgarro di Silvio Siano (1961), le cui scene (alcune) furono girate nei casolari, campagne, strade e piazze di Palma; poi scomparso perché non depositato negli archivi della cineteca nazionale di Roma, ma prontamente recuperato dallo stesso Santella e dal prof. Carrella Savino.  

 
 
A me sembra…
Che il cineforum, nella Palma Campania di allora e di oggi, abbia contribuito non poco al procedere di una vera e propria “mutazione antropologica”, a dirla con Pasolini e usando il termine in senso positivo (forzandone un po' l'utilizzo).

E sempre con molta discrezione, mi pare di coglierne la possibile analogia leggendo proprio la post-fazione del prof. Savino Carrella, che tra legami storici e temporali, aneddoti e generazioni, abitudini e filoni, giunge al controverso dispiegarsi di un "tempo nuovo", "mutato" in contenuti e forme diverse, e per il cinema e per la cultura e per i piccoli paesi di provincia.

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