I SENTIERI DELLA MEMORIA: Due volte futuro in "Racconti di Carta"
Luigi De Luca 8 Maggio 2022«Un viaggio nel proprio territorio come era cento, cinquecento o duemila anni fa, per andarsene in giro per strade, piazze, campi; incontrare, fare amicizia, lavorare, giocare con i coetanei di allora; assistere allo spaventoso spettacolo dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., partecipare ad un ballo nello splendido salone del cinquecentesco Palazzo aragonese o alla caccia del falcone nel bosco retrostante, far parte dell’esercito rivoluzionario sotto la guida di Morelli e Silvati nei moti napoletani del 1820-21; essere attori di un processo di crescita e formazione dall’infanzia all’adolescenza, all’età adulta». (p. g. s.)
“Due volte futuro” di Enzo Rega è il quinto ed ultimo racconto della collana “Racconti di Carta” edito da Michelangelo 1915.
Solo con la virtualità della memoria, Vittorio cerca di risalire la corrente di un ‘fiume virtuale’ per giungere alle origini della propria vita che è un istante e «un istante che vale una vita». Napoli–Sydney, andata e ritorno, raccontati in quarant’anni d’immaginazione tra la curiosità di restare vigili sul paese in cui si è nati dove «ci va sempre con internet e raccoglie informazioni su quello che è successo» con la paura di tornarci per davvero e scoprirsi ancora.
Due volte nel futuro dov’è difficile vivere quel presente «in cui l’uomo non ci sa stare» e nel quale – come scrive Gatta – tornerà tornerà, d'un balzo il cuore desto e avrà parole? Chiamerà le cose, le luci, i vivi? I ricordi, a riportare tutto a galla e mettere di nuovo in discussione quell’“altrove” di cui si andava in cerca quando si era giovani e quando tutto ciò che si sentiva intorno, in quel piccolo paese, era chiusura soffocante e tortura.
«Vittorio ma cos’è questa smania che t’è presa?» - gli chiede la moglie dopo una settimana di viaggi nello spazio e nel tempo.
Uno spazio ora più che mai ritrovato e rinnovato perché il futuro l’ha ringiovanito e ripulito seppur ancora incomprensibile, sfocato.
«Hai paura di tornare?»
«No. Sì, forse sì»
Ma si parte lo stesso, senza chiedersi il senso e senza aggiungere altro perché «il senso si sente, non si dice!»
Due volte nel futuro dov’è difficile vivere quel presente «in cui l’uomo non ci sa stare» e nel quale – come scrive Gatta – tornerà tornerà, d'un balzo il cuore desto e avrà parole? Chiamerà le cose, le luci, i vivi? I ricordi, a riportare tutto a galla e mettere di nuovo in discussione quell’“altrove” di cui si andava in cerca quando si era giovani e quando tutto ciò che si sentiva intorno, in quel piccolo paese, era chiusura soffocante e tortura.
«Vittorio ma cos’è questa smania che t’è presa?» - gli chiede la moglie dopo una settimana di viaggi nello spazio e nel tempo.
Uno spazio ora più che mai ritrovato e rinnovato perché il futuro l’ha ringiovanito e ripulito seppur ancora incomprensibile, sfocato.
«Hai paura di tornare?»
«No. Sì, forse sì»
Ma si parte lo stesso, senza chiedersi il senso e senza aggiungere altro perché «il senso si sente, non si dice!»
Si conclude così la rassegna di queste brevi ma affascinanti storie.
«Il segno chiave di questa serie di romanzi, e che è lo stesso del nostro progetto, è divertimento, non solo nel significato di piacere e gratificazione, ma anche, nel senso etimologico della parola, di allontanarsi da un luogo abituale per volgersi altrove».
Ognuno di noi – dunque – sia “personaggio” in cerca di autori per immergersi in differenti e nuove realtà per viversi “a pieno” senza la paura di dirsi finito. Mai.
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