I SENTIERI DELLA MEMORIA: l'esemplare figura di Salvatore Montanino
Luigi De Luca 20 Febbraio 2022Un tratto di storia da non poter dimenticare.
L’intensa e operosa vita di Salvatore Montanino ripercorsa in un unico testo le cui pagine conservano ricordi, scritti, poesie e immagini, tutte curate dall’attenta e responsabile penna di Ivan De Giulio a cento anni (edito nel 2016) dalla nascita di questo nostro concittadino palmese.
Laureato in Lettere presso la Reale Università di Napoli, il primo ottobre 1940 Salvatore Montanino inizia la sua carriera da docente per poi essere richiamato subito alle armi il 5 gennaio del 1942, dopo aver prestato giuramento di fedeltà alla Patria e ricevuto la nomina a Sottotenente di complemento. Iniziano così i duri anni del distacco dalla terra natìa che lo vedono partecipe delle tormentate operazioni di combattimento nel caldo deserto dell’Africa settentrionale: Tobruch, Sollum e la commemorata El Alamein, dove persero la vita circa 17.000 giovani soldati italiani. Ritornato in Italia il primo settembre del 1942, Salvatore Montanino sosta prima a Trento (30 novembre) per poi essere dislocato a Baselga di Pinè (8 settembre dell’anno successivo).
“Sbandato”, di fronte agli ormai “novelli nemici” tedeschi, riesce a scampare ad un richiamo militare e a riprendere così l’insegnamento nella stessa Baselga dove, con l’aiuto di altri giovani partigiani, impedisce una possibile rappresaglia da parte dei tedeschi in ritirata facendo saltare il ponte, unica via di accesso al paese. Dopo un bel po' di anni, finalmente ritorna nella sua amata Palma, tanto cambiata dopo la guerra, dove ha inizio una vera e propria rinascita che lo vede protagonista sia in ambito scolastico che in quello politico a testimonianza di una “straordinaria continuità di vita, piena e coerente” – come scrive di lui Luigi Necco nella prefazione – tanto da assumere “il valore dell’esempio e della dignità”.
“Sbandato”, di fronte agli ormai “novelli nemici” tedeschi, riesce a scampare ad un richiamo militare e a riprendere così l’insegnamento nella stessa Baselga dove, con l’aiuto di altri giovani partigiani, impedisce una possibile rappresaglia da parte dei tedeschi in ritirata facendo saltare il ponte, unica via di accesso al paese. Dopo un bel po' di anni, finalmente ritorna nella sua amata Palma, tanto cambiata dopo la guerra, dove ha inizio una vera e propria rinascita che lo vede protagonista sia in ambito scolastico che in quello politico a testimonianza di una “straordinaria continuità di vita, piena e coerente” – come scrive di lui Luigi Necco nella prefazione – tanto da assumere “il valore dell’esempio e della dignità”.
A volerla raccontare con uno scritto dello stesso Montanino riportato nel volume di De Giulio, la sua vita potrebbe essere paragonata a quella di un pino perché curata dalle radici, maturata nel tempo, incisa dalla storia: simbolo di una fertilità resa possibile dal forte legame coniugale e familiare. E proprio Sandro Pertini, che nel 1983 conferì al professore Salvatore Montanino il diploma di medaglia d’argento ai benemeriti della scuola, della cultura e dell’arte – in uno dei suoi famosi aforismi – concluderebbe dicendo che «I giovani non hanno bisogno di sermoni ma di esempi di onestà, coerenza e altruismo».
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