I SENTIERI DELLA MEMORIA: quando la letteratura si mette la maschera

Luigi De Luca 25 Luglio 2022
I SENTIERI DELLA MEMORIA:
quando la letteratura si mette la maschera

Sei saggi in compagnia dell’autore: il prof. Pasquale Gerardo Santella, che nel maggio 2009 pubblica “Quando la letteratura si mette la maschera” (edito da Michelangelo 1915), volumetto contenente sei lavori creati a partire da occasioni diverse.

 

I primi quattro, scritti su commissione, iniziano con la presentazione di un “Leopardi politico: tra nichilismo ed etica della responsabilità”, diverso dal solito e ormai lontano da un’inflazionata immagine pessimistica. Ci si ritrova, infatti, a fare i conti con l’originalità del suo pensiero politico, in parte contenuto nei Pensieri e in alcuni brani dell’Epistolario, e per la maggior parte visibili nello Zibaldone (1820/22) e nell’ultima produzione poetica (1831/35).



La proposta politica leopardiana sembra andare anche al di là della mediazione dei conflitti, innestandosi in una prospettiva culturale capace di «restituire l’uomo a sé stesso, di là della divisione di classe, fornendogli i mezzi intellettuali per il conseguimento non dell’impossibile felicità, ma di un’esistenza integra e giusta senza compromessi». Insomma: il rifiuto vale anche per la resa, di fronte alla quale rispondere da individui attivamente liberi. A fare da cornice al testo, alcuni spunti critici – ripresi dal Santella – di Antonio Negri, Giuliano Amato e Luperini. 


 
A seguire un secondo lavoro, indirizzato a fornire i motivi per i quali uno scrittore debba nascondere la sua identità usando una “maschera”, intesa come un possibile disgusto edipico, una posizione anticonformista, desiderio di affermazione personale, la rivendicazione di una specifica identità oppure l’esigenza di evitare omonimie.

Ma c’è di più: il prof. P.G. Santella, maschera dopo maschera, analizza il caso di numerosissimi autori e scrittori che hanno scelto di sottrarsi al consumismo dell’attività mediatica o della mercificazione culturale così da «assicurarsi uno spazio di libertà creativa assoluta, in cui sia praticabile la scrittura come una delle possibili azioni che dà spessore e senso alla propria vita». Tuttavia, anche “Quando la letteratura si mette la maschera”, mai viene meno l’essenza dell’artista.  

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. Terzo saggio. Una vera e propria lezione di scrittura da prenderci appunti, arricchita da contenuti storicistici riguardanti alcuni titoli famosi di libri tutt’ora abitati. In questi casi, il titolo – sostiene il professore Santella – è un intermediario e gli capita a volte, se l’autore ha la mano troppo pesante, di fare da schermo, da ostacolo alla ricezione del testo.

Un saggio, così scientifico nella sua composizione, da leggerlo più volte e sul cui contenuto meglio si dice e meglio è. Lo stesso vale per il quarto lavoro, tutto dedicato a “la NOFI di Domenico Rea, L’anema e ‘o cuorpo della città”, in cui si percepisce l’occhio analitico di Santella nello sbrigliare i numerosi argomenti proposti dai vari racconti dell’autore napoletano.



Un percorso prettamente sensoriale fino a sperimentare delle vere e proprie simbiosi tra il piano soggettivo, storico-personale e culturale, dando vita ad un vero e proprio “impegno” nei confronti della propria terra. Semplicemente eccitante il finale (p.74) in cui Santella coglie una accattivante analogia tra la Miluzza di Ninfa plebea e l’autore stesso, costretto a “fare schifezze” tra condizionamenti, bisogno di denaro, delusioni e sventure personali. Che dire: Miluzza sommes-nous!



A concludere, due scritti frutto di conversazioni avute con Dario Fo e Mario Rigoni Stern. Nulla da descrivere, se non sottolineare l’invito a leggerli perché segno di una spontaneità che non si vede più in giro; eco di una realtà che ancora sa donare ricordi e memorie invalicabili; occasione per incamminarsi negli affascinanti vicoli della storia nutrendosi del saporito nettare frutto dei grandi incontri.

Lo ammetto: vorrei anch’io avere avuto modo di conversare con loro, umili lottatori del sentimento vero/ perché in fondo anche tu Vuoi sapere che cosa abbiamo ricavato/da quell’avventura, in che cosa è mutato/lo spirito di questa povera nazione /dove provi tra noi la tua prima passione/sperando che ogni atto che preesiste, Chiesa e Stato, Ricchezza e Povertà, intesa/ trovino nel tuo dolce desiderio di vita (PPP). 

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