Il Gruppo Archeologico 'Terra di Palma' celebra la Poesia attraverso i testi della Professoressa Marilena Nappi
Redazione 27 Marzo 2021Non chiamatemi poeta/leggo solo poesie/Parole sognate/all’alba/ che mi prendono/la mano/e scrivo/alla luce del giorno/vendo a compratori distratti.
Sono i bellissimi versi poetici che aprono la raccolta “Poesie” della compianta Prof.ssa Maria Maddalena Nappi, presentata il giorno 21 marzo 2021, in occasione della celebrazione della Giornata Mondiale della Poesia, dal “Gruppo Archeologico Terra di Palma”.
Una realtà che la Prof.ssa Nappi ha diretto per dieci anni, facendosi promotrice sul territorio di innumerevoli e variegate attività e manifestazioni culturali, tra cui anche la celebrazione della Giornata Mondiale della Poesia, evento da lei fortemente voluto fin dal 2013, anno della sua istituzione quale appuntamento annuale del Gruppo Archeologico.
Una manifestazione realizzata anche con il coinvolgimento di tutte le associazioni del territorio, onorando e promovendo la poesia di autori locali, che accorrevano volentieri al suo richiamo, nel calore raccolto di un’atmosfera ricca di suoni poetici, recitati professionalmente dall’attrice Gabriela Maiello, ogni anno presente, e tra i tanti mi piace ricordare anche il compianto autore di poesie in vernacolo, il Prof. Armando Liguori.
I versi riportati dell’autrice sono liberi, senza rima, dal tono dimesso, con un linguaggio semplice, colloquiale e dal tocco elegante, col quale si rivolge a lettori indefiniti e a sé stessa, riconoscendo di non essere un poeta, secondo l’immagine del poeta a cui il lettore è abituato.
L’autrice afferma con naturale schiettezza che legge semplicemente versi già scritti nelle parole sognate all’alba, che cercano le sue mani per prendere forma con la luce del giorno, quasi a riconoscerne l’affinità elettiva, il daimon innato, presente in ciascuno di noi e che ci ricorda la nostra immagine originaria. Che ci chiede di guardare la vita diversamente, con romanticismo, alla luce di grandi idee, bellezza, mistero e mito, che palpita nell’intima essenza della nostra autrice, che sente il richiamo all’armonia dell’universo, che, perciò, la eleva a poeta autentico e ancora di più, quando afferma di voler vendere i suoi versi a compratori distratti, quelli che tendono a confondersi, ad allontanarsi da se stessi, dalla loro essenza originaria, che la vocazione interiore del poeta chiama al proprio ruolo, a partecipare, come una sorta di nota musicale di uno spartito, all’armonia dell’universo dove la vita danza.
La silloge poetica è stata presentata al pubblico attraverso un video online, pubblicato sulla pagina Facebook del Gruppo Archeologico. Una serata presentata dall’ingegnere Luigi Sorrentino, attuale direttore del gruppo, nonché marito della compianta professoressa Nappi. L’ingegnere Sorrentino, con commozione, ci ha raccontato come, insieme al figlio Giuseppe, ha trovato, con sorpresa, le poesie su di un file dimenticato nel computer della moglie.
Poesie che, poi, hanno affidato alle cure delle prof.sse Anna D’Ursi e Michela Buonagura, socie dell’associazione, presenti anche loro al convegno. Le due professoresse hanno spiegato nei loro interventi, interpretando con garbato rispetto le intenzioni dell’autrice, come hanno cercato di dare corpo alla raccolta.
Allo scrittore Luigi Romolo Carrino e alla cantautrice Antonietta Sorrentino è stato affidato il compito della lettura dei versi dei brani poetici più significativi prescelti. Le professoresse hanno ricordato gli interessi e gli apporti culturali della prof.ssa Nappi, ideatrici, tra l’altro con lei, nel 2017 – come loro stesse hanno affermato – della collana di raccolta di testi poetici al femminile dal titolo Omphalos della Michelangelo 1915 Editore.
Un titolo, come spiegato dalla prof.ssa Buonagura, che significa ombelico e che allude alla centralità della poesia come atto creativo, ricordando altresì come nella stessa collana sono state già presentate due raccolte poetiche: Viaggiamo fuori rotta della stessa Buonagura e Giglio di mare di Maria Teresa Peluso, raccolte presentate proprio in precedenti edizioni della giornata mondiale dedicata alla poesia.
Le poesie della Prof.ssa Nappi, come spiegato da D’Ursi e Buonagura, erano in ordine sparso e senza titolo, perciò sono state organizzate in sezioni divise per temi ricorrenti. Le sezioni sono quattro, con nomi in latino per ricordare gli studi classici dell’autrice:
1) Locus amoenus
2) Dea Lucina
3) Animus
4) Tempus fugax
Alle sezioni riportate è stata aggiunta un’appendice dal titolo: Omnia fert aetas, che raccoglie i testi poetici scritti durante l’ultima fase della sua vita. I temi trattati, spiega la prof.ssa Buonagura, parlano del suo vissuto, del suo trasporto verso la meraviglia del Creato, i versi coinvolgono il lettore nelle manifestazioni della Natura, nei sentimenti profondi ad ogni piccolo suo mutamento, che descrive con una parola poetica semplice ma mai banale, dipingendo con i versi quadretti impressionistici.
Come quando descrive la luna, aggiunge la prof.ssa D’Ursi, altro tema ricorrente che attira con il suo fascino l’autrice: una luna a volte simbolo di una realtà mutevole, tipica delle sue fasi, e che con la sua luce offre momenti di riflessione continua e problematica, in chiave intima e raccolta, fino ad allargarsi ad una dimensione universale; ed ecco che diventa anche giocosa, o fredda e distaccata.
Ricorrente è anche il tema del tempo, del presente che attende e che sfida il futuro, ma che inesorabilmente giunge con il suo carico di novità e sconvolgimenti. Il tempo passato, poi, come ci continua a spiegare la prof.ssa D’Ursi, viene recuperato con l’inganno, perché i ricordi fanno fatica ad affiorare nel presente, che perciò diventa anche perdita di affetti, di sogni, di speranze.
Appartengono all’appendice le liriche più dolorose, quelle della malattia che viene vissuta soprattutto come impedimento ai progetti incompiuti, al cammino della scoperta, della conoscenza: ammuffiscono le carte senza il lavoro di chi, foglio per foglio, dà luce alle pagine e gratta la polvere e uccide i tarli dell’ignoranza.
Lo stile è vario, con versi lunghi, con impianto più narrativo, e versi brevi, con impianto misterioso e pregnante, che si muovono tra endecasillabi, senari e settenari.
Il lessico è adatto ad un ritmo poetico, riprende la prof.ssa Buonagura, ora conciso, ora aspro ma disteso e musicale con l’adozione di termini specifici della Botanica e della Ornitologia, in una poesia colta che fa affiorare la profonda conoscenza letteraria dell’autrice con echi classici, intrecciati ad una poesia più moderna.
Anche lo scrittore Carrino, visibilmente commosso, come tutti, tra ascoltatori e presenti al convegno, ribadisce che nei versi ha ritrovato l’intellettuale impegnata nel suo territorio, l’essere umano che amava il suo lavoro di docente, che è stata promotrice di molti artisti locali ma non di sé e della sua creatività, caratteristica di pochi.
Ma non poteva essere altrimenti, perché, nei versi della Prof.ssa Nappi come in tutte le altre sue produzioni storico letterarie, secondo chi scrive, spicca soprattutto l’elogio della bellezza, declinata in tutti i suoi aspetti, dal più piccolo a quello più appariscente, per sé stessa.
Una bellezza che vuole essere dono, contributo, presenza, ricerca, guida, costruzione, confronto, promozione, essenza, non interessa chi, non necessariamente chi … ma esserci, perché essa la bellezza, si mostrasse, con l’incanto dei suoi lacci, a tutti, anche se contenuta in versi così, sciolti e senza titolo come ha voluto lasciarci i suoi.
L’ingegnere Sorrentino, commosso, porgendo i saluti finali ricorda a tutti che, quando la pandemia ce ne offrirà l’opportunità, la silloge sarà presentata ad un pubblico più ampio con l’attenzione che merita, all’ISIS Rosmini, luogo di docenza della Prof.ssa Nappi, idea che la preside prof.ssa Maria Grazia Manzo ha già accolto con piacere, come pure l’invito alla partecipazione da parte del sindaco Donnarumma e dell’assessore alla Cultura, la prof.ssa Elvira Franzese.
Maria Teresa Peluso