IL MODELLO DI PARTITO CONSERVATORE

Giuseppe Montuori * 12 Luglio 2023
IL MODELLO DI PARTITO CONSERVATORE

La configurazione del partito politico, nel senso della definizione data, è legata nel continente europeo alla nascita degli stati costituzionali.

Successivamente, nel clima politico costituzionale seguito al trionfo della seconda rivoluzione inglese[1], assunsero man mano contenuti sempre più concreti due partiti veri e propri (conservatore e liberale). Questi due partiti hanno caratterizzato la vita politica della Gran Bretagna per circa un secolo e mezzo, fino alle varie suddivisioni dei liberali (radicali, unionisti, ecc.) e poi alla nascita del partito laburista[2] e dei nazionalisti irlandesi. Il termine conservatore fu ufficialmente sostituito a quello di tory[3].  

La denominazione si è conservata fino ai giorni nostri anche se il vecchio termine tory, continua a essere nell’uso corrente. Il programma conservatore si accentrò soprattutto sui problemi dell’impero, minacciato internamente dal nazionalismo irlandese[4] ed esternamente dall’imperialismo di altre potenze. Questo interesse del partito conservatore per l’impero – provocando una divisione del partito avverso – diede origine alla coalizione unionista[5].

A seguito dei due conflitti mondiali, il partito conservatore ha subito – come era normale che fosse – degli alti e bassi. Nella metà degli anni ’70 il partito trova in Margaret Thatcher[6], la guida verso vittorie esaltanti, grazie anche all’impronta neoliberista data al partito. Va sottolineato che tale compagine fu essenzialmente nazionalista, difensore dell’unità e grandezza nazionale e imperiale: tradizionalista e a volte prudente riformista, sostenne sempre il trono, la Chiesa di Stato, l’equilibrio delle varie classi sociale e l’integrità dell’impero.

Tuttavia dagli anni ’90 in poi è stato un susseguirsi di sconfitte e calo di consensi per il partito della lady di ferro, ancorché gli anni ’90 hanno visto la crisi dell’intero sistema dei partiti. La crisi dei sistemi politici delle società postindustriali, è legata al cambiamento dei partiti politici e degli stessi sistemi politici, alcuni dei quali ritenuti obsoleti.

Certo, come qualche autorevole autore ha avuto modo di affermare in passato, i cambiamenti comportano dei rischi e sono carichi di conseguenze inattese. È proprio questo il lato debole di alcuni partiti, di superare i problemi e sviluppare nuovi cambiamenti ideologici, organizzativi e funzionali, per far fronte anche al cambiamento politico economico-sociale ed essere in grado di indirizzarlo verso vie nuove. Infatti si può essere fedeli a vecchi valori del passato ma, grazie all’intelligenza e abilità politica non comune a tutti, saperli traslare nella moderna società senza snaturarne il contenuto e soprattutto evitando una crisi di rigetto degli stessi, da una ventata di modernità al sistema partitico.

Del resto un altro conservatore come Burke[7] affermava: “un partito è un insieme di individui uniti per promuovere, attraverso i loro sforzi comuni, l’interesse nazionale sulla base di alcuni particolari principi sui quali sono d’accordo”. Quindi appare chiaro che la crisi[8] dell’intero sistema si è affacciata nel panorama politico nel momento in cui la politica o meglio i partiti, non sono stati più lo specchio della società che avrebbero dovuto rappresentare. Non è questa la sola definizione data ai partiti, infatti nel XIX secolo prevaleva un’altra definizione più a sfondo ideologico secondo cui “un partito è un raggruppamento di uomini che hanno le stesse dottrine e si sforzano di tradurle in realtà”, come ad esempio le dottrine marxiste[9].

 Per altri, i partiti sono visti come arene nelle quali sono organizzate le opinioni relative agli affari pubblici – Alan Ware[10]. Comunque sia, si può convenire sul fatto che la crisi dei partiti risiedeva proprio nel deterioramento della loro capacità di fornire senso di orientamento normativo agli aderenti, di ancorarne le credenze e i valori collettivi. In generale nel declino del grado di identificazione. Come ricorda Friedrich[11], “la distinzione, fra partiti di interessi e partiti di principi, è insostenibile. Non esiste alcun partito che manchi dell’uno o dell’altro di questi elementi”.

Sempre secondo Friedrich[12], “più antico è il partito, più pronunciata è la sua preoccupazione per gli interessi materiali”. Come è noto i partiti sono poco avvezzi ai cambiamenti, i quali dovrebbero esser visti come stimoli a migliorarsi, ancorché gli stessi sono organizzazioni conservatrici che tendono al contrario a resistere alle metamorfosi.

Allo stato, ad aver successo sono stati quei partiti che meglio hanno saputo adattarsi all’ideologia, strategia e organizzazione delle nuove condizioni economiche e socio-ambientali. Secondo Girvin[13], verso la fine degli anni ’80, si è verificato uno spostamento dell’asse politico verso destra, in pratica un marcato predominio conservatore nello scacchiere elettorale. Questi anni, hanno visto i partiti conservatori all’offensiva nel chiedere più spazio per lo sviluppo del mercato e partiti di sinistra più inclini a difendere il Welfare state[14].  

Nel nostro Paese si è assistito a quella che per molti ha rappresentato la “transizione alla seconda Repubblica”, per altri si è trattato di un colpo di Stato[15] che, ha visto la fulminea affermazione di Forza Italia e lo spostamento verso un’orbita più moderata di Alleanza Nazionale che, per alcuni, ha segnato l’inizio di un moderno partito liberalconservatore di stampo europeo.  Tutto ciò ha spinto ad affrontare la questione del rapporto destra e sinistra, o meglio la dicotomia conservatore/progressista[16].

Per Giovanni Sartori [17] la differenza peculiare sta nell’etica (spirito/tradizione del partito), mentre per Norberto Bobbio[18] nell’uguaglianza/disuguaglianza dei programmi politici.  Tuttavia sempre secondo Sartori, tali vecchi criteri di identificazione, appaiono oramai superati, in pratica oggi l’articolazione destra/sinistra dello spazio politico, sembra aver perso di rilevanza[19] . Tuttavia, per quanto indebolita, nei paesi economicamente più evoluti, il binomio destra/sinistra, viene percepito ancora il principale polo di conflitto politico, in particolar modo nei paesi europei. Inoltre c’è anche chi vede tale differenza sotto l’aspetto economico: proprietà privata – proprietà pubblica, libero mercato – politiche redistributive, conservazione dei privilegi – espansione del Welfare, ecc.[20].

È pur vero che oggi il ruolo dei partiti è alquanto diverso da quello del secolo scorso, nella società attuale i partiti danno (o cercano di dare) corpo e plasmano le preferenze degli elettori, sforzandosi di percepire i loro stessi interessi[21].

L’elettore moderno non guarda più solo ai partiti, ma anche ai candidati, le sue scelte sono contingenti ed associate ad esigenze di breve periodo; le sue motivazioni oscillano tra la protesta e l’adesione ai nuovi lavori; la sua fonte principale di orientamento e l’esposizione ai mass-media. Ma torniamo alla famiglia dei partiti conservatori, da sempre tradizionalmente sensibili ai valori di law and order mostra una marcata affinità per le cosiddette “funzioni d’ordine” e per il controllo dei comparti ministeriali di tipo regolativi (Interni, Difesa, Giustizia, Esteri).

Tra le altre aree di intervento prioritarie per questa famiglia politica, vi è la rappresentanza sia degli interessi funzionali ed economici, che quelli legati al Welfare in senso lato, ad onor del vero, quest’ultimo settore caro anche alla sinistra. Ad ogni modo, la recente storia (ma anche quella passata), in totale accordo con le teorie  di Frank L. Wilson (1988)[22]  insegna che tranne alcune democrazie del sud Europa, i partiti di centrodestra (principalmente conservatori/confessionali), hanno governato l’Europa per gran parte dell’arco di tempo che ci separa dal secondo dopoguerra, anzi  diversamente a quanto scritto e detto sul declino dei partiti politici, quella dei principali partiti di centrodestra è ben lontana dall’avere un definitivo conforto empirico, tesi quest’ultima avvalorata da diversi politologi[23].

Tornando al successo dei partiti conservatori, questo andrebbe ricercato in varie direzioni. Innanzitutto, nel contesto competitivo, cioè al numero dei partiti, alla loro distanza ideologica in cui i partiti conservatori si muovono.

Alcuni autori, fanno riferimento anche ad una sorta di squilibrio che esisterebbe nei partiti di sinistra, più eterogenei tra loro. Inoltre, in alcuni casi, i partiti conservatori e moderati sono riusciti ad affrontare meglio dei loro avversari di sinistra le sfide poste dalle nuove frontiere politiche, per esempio, con riferimento alle tematiche ambientali, come nel caso del Partito Popolare spagnolo e del Partito di Centro svedese alla fine del XX secolo.

Per concludere potremmo sicuramente riconoscere ai partiti conservatori un merito: quello di aver innescato una “competitività” nei partiti europei che, li ha spinti a rinunciare sia a destra che a sinistra a quella radicalizzazione delle proprie ideologie, in cambio di nuovi orizzonti.

È innegabile, infatti, che formazioni di centro destra, in passato più inclini ai bisogni del ceto medio/alto, hanno finito per abbracciare (politicamente parlando), anche quelle che un tempo erano i bisogni di quella parte della popolazione meno agiata, un tempo di esclusiva competenza dei partiti di sinistra. Come dire, si è dovuto fare di necessità virtù.

In Italia c’è bisogno di costruire un grande partito conservatore: “Oggi siamo nelle condizioni necessarie per realizzare un partito da edificare nel senso più tradizionale del termine, con le sue strutture e le sue aree, perché un grande partito non può essere un monolite, ma un contenitore di sfumature diverse unite nella grande famiglia del conservatorismo. Un partito conservatore e cattolico, patriottico e in grado di interpretare una nuova stagione riformatrice […]”. (Pasquale Ferraro, Giorgia Meloni lancia il grande partito conservatore alla guida della destra di popolo e di governo, 20 febbraio 2022 nazionefutura.it).

Ancorché occorre ribadire che il cammino non sarà facile, viste le tante anime che compongono la coalizione. A tal uopo, la presidente Meloni ha tenuto a precisare che: “Fratelli d’Italia è la casa dei i conservatori italiani”, precisando altresì che Fratelli d’Italia non è la prosecuzione di An: Fratelli d’Italia è quello che avremmo voluto fosse il PdL e che il PdL non è riuscito a essere, un partito aperto fondato saldamente su dei valori, a vocazione maggioritaria”

A livello europeo il partito fa parte del Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei, fondato il 1º ottobre 2009, riconosciuto ufficialmente dal Parlamento europeo nel gennaio del 2010.

Presidente del partito dal 2020, è Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia e attuale Pres/te del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana. Per dovere di cronaca, dopo The Economist, Faz e Le Figarò, anche il New York Times elogia G. Meloni: “si è fatta valere”.

Per la serie - chi ben inizia è a metà dell’opera -. Tuttavia, il cammino è ancora lungo e tortuoso.

[1]  La Gloriosa rivoluzione (o Seconda rivoluzione inglese) fu l'insieme degli eventi che, attorno al 1688-1689, portarono alla deposizione di Giacomo II d'Inghilterra e alla sua sostituzione con Guglielmo III e sua moglie Maria II Stuart (Regina d’Inghilterra e d’Irlanda).  Guglielmo III sbarcò in Irlanda, sconfisse Giacomo II, massacrò nuovamente gli irlandesi e tolse loro altri territori. Tutta questa vicenda è detta “Gloriosa Rivoluzione”, proprio perché avvenne in pochi giorni e senza eccessivi spargimenti di sangue;

[2] Il Partito Laburista (in inglese Labour Party; in gallese Blaid Lafur) è un partito politico britannico di centro-sinistra.  È un partito storicamente riconducibile alla socialdemocrazia e al socialismo democratico

[3] Possiamo definire il Tory uno dei maggiori partiti (antitetico a quello dei Whigs - rappresentativo di un consenso limitato a classi sociali appartenenti alla borghesia inglese), attivi tra la seconda metà del seicento e la metà dell'ottocento in Inghilterra e successivamente Regno di Gran Bretagna in seguito alla fine della Repubblica di Cromwell durante il regno di Carlo II, per poi scomparire definitivamente nel 1834, anno in cui fu fondato il Partito Conservatore, nato dall'unione dei tory con il Partito Liberale Unionista;

[4] Comprensivo di quei movimenti politici e sociali che si ispiravano all’amore, alla cultura, alla lingua, alla storia ed alla tradizione irlandese, con un forte senso di appartenenza alla cultura irlandese;

[5] Gruppo impegnato in una massiccia campagna di ‘disobbedienza civile pacifica’ in opposizione al Protocollo dell’Irlanda del Nord, definito “illegale”:

[6] Margaret Hilda Thatcher, baronessa Thatcher, nata Roberts, è stata una tra le più agguerrite politiche britanniche, donna capace ed astuta, soprannominata lady di ferro. Primo ministro del Regno Unito a partire dal 4 maggio 1979 fino al 28 novembre 1990, diventando la prima donna ad aver rivestito tale incarico; ...

[7] Edmund Burke, uomo politico e scrittore inglese, ultraconservatore del XVII secolo. Fin dalla sua opera importante Rivendicazioni di una società naturale – infuse all’aristocrazia liberale e conservatrice, la fede di cui aveva bisogno, per lottare contro le turbolenze delle masse popolari. Condannò violentemente l’insurrezione popolare della Rivoluzione francese;

[8]  Probabilmente crisi non del tutto sopita;

[9]  Le teorie marxiste puntano allo sviluppo del socialismo e alla piena realizzazione del comunismo, quale unico modo per realizzare una società solidale ed eliminare le disuguaglianze reali tra gli uomini;

[10]  Alan Ware - “Political parties and party system” – 1996, University Oxford. L’opera si concentra principalmente sulle democrazie liberali. L'obiettivo del libro è spiegare agli studenti di politica come e perché i partiti e i sistemi partitici differiscono da un paese all'altro;

[11] Carl Joachim Friedrich (Lipsia5 giugno 1901 – Lexington19 settembre 1984),  politologo e professore tedesco naturalizzato statunitense. È considerato uno dei maggiori studiosi di teoria politica  della seconda metà del novecento;

[12]  “Il governo costituzionale e democrazia” – Vicenza – 1950;

[13]  Cfr. Gervin B., “La trasformazione del Conservatorismo contemporaneo”, Londra 1988;

[14]  Schema rimasto in buona parte immutato nell’Inghilterra dei laburisti di Blair, dopo le elezioni del 97;

[15] La rivelazione sorprendente di Tangentopoli come golpe mediatico-giudiziario arriva da uno dei protagonisti dell'inchiesta Mani Pulite: il giudice Gherardo ColomboLa furia giacobina di quelle toghe ha distrutto la Prima Repubblica con l’intento di costruirne un’altra governata da un'altra forza politica: la sinistra. Di Ruben Razzante, su “La nuova Bussola Quotidiana”. Ancora, “Tangentopoli fu un colpo di Stato fatto dai Pm”, di Piero Sansonetti su Il Riformista;

[16]  In Raniolo F.sco, “I Partiti Conservatori in Europa Occidentale”, 2000, Bologna. In questo volume l'autore propone una comparazione sistematica dei partiti appartenenti alle principali famiglie ideologiche di centrodestra (democristiana, liberale, conservatrice e di estrema destra), in raffronto costante anche con i partiti di sinistra;

[17]  Vgs, Giovanni Sartori, “La politica, logica e metodo nelle scienze sociali”, 1979 – Milano. Sartori G. (Firenze, 13 maggio 1924 – Roma, 4 aprile 2017), è stato uno dei maggiori esperti di scienza politica italiano ed internazionale;

[18]  Vgs. Bobbio N., “Destra e sinistra ragioni e significati di una distinzione politica”, 1994 – Roma. Filosofo, scrittore, docente universitario, senatore.

[19]  Vgs. Antiseri D. e Infantino L., “Destra e sinistra due parole oramai inutili”, 1999;

[20] John Huber e Ronald Inglehart, “Expert interpretations of party space and party locations in 42 societes”(Interpretazioni esperte dello spazio del partito e dei luoghi del partito in 42 società), 1995: in particolare, il crollo del comunismo ha portato allo sviluppo di una serie di nuove democrazie. E nelle società industriali avanzate sono emersi conflitti su questioni come l'ambiente e l'immigrazione;

[21]  Crf. Schattscneider E., “The semi-sovereign people”, (Il popolo semi-sovrano): trattasi di una visione realista della democrazia in America, in particolare la lotta tra "privatizzazione" e "socializzazione" dei problemi,1960, New York;

[22]  Cfr. Wilson Frank L. “The French party system in the 1980”, 1988;

[23]  Bartolini S. e Mair P., fine secolo scorso.

 


* (Dottore in Scienze della Pubblica Amministrazione)

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