INGLESISMI: SI, NO, DIPENDE (seconda parte)

P. Gerardo Santella 23 Maggio 2023
INGLESISMI: SI, NO, DIPENDE (seconda parte)

(Segue dall’articolo precedente)

E dunque come comportarsi con le parole inglesi?

Certamente spesso se ne può fare benissimo a meno: non c’è bisogno di dire week end per fine settimana, cover per copertina, fashion per moda, abstract per riassunto…

Ma…se devo rendere in italiano la parola hobby e consulto Il nuovo Dizionario Hazon della lingua inglese, trovo: svago preferito, passatempo. Ma se dico ho il passatempo della lettura di libri o la lettura dei libri è il mio svago preferito, mi sembra che manchi qualcosa: la lettura non è solo uno svago dei momenti di relax durante la giornata, è molto di più: certo anche evasione, momento ludico, diletto, di-vertimento, ma anche impegno, esercizio dell’intelligenza, acquisizione di nuove conoscenze, ricreazione dell’animo, insomma entrano in gioco ragione e passione, per cui dire svago o passatempo mi sembra riduttivo. Qui non trovo una parola migliore di hobby.

Altro esempio.  Di un giovane che si presenti ad un colloquio di lavoro l’esaminatore vuole conoscere l’origine familiare, l’ambiente da cui proviene, le conoscenze, le esperienze, la formazione, il bagaglio culturale: tutte informazioni che la lingua inglese raccoglie in una sola parola, background, formata da back-dietro e ground-sfondo. Ma se dovessimo tradurre in italiano. Io non ho trovato una parola dello stesso significato, dovremmo ricorrere ad un’ampia perifrasi per esprimere il concetto.

Lo stesso discorso vale per start up. Volessimo dirla in italiano, non troveremmo alcuna parola equivalete per spiegare cosa significa: “una nuova impresa, tecnologicamente avanzata, che, a partire da una idea iniziale e piccoli capitali, si mette alla ricerca di un assetto organizzativo ed economico e di investitori che credano nel suo progetto industriale e finanziario” (Accademia della Crusca).

E come rendere in italiano la parola marketing se non con marketing stessa?

Altre volte la lingua italiana ha mantenuto la sua forma di calco inglese senza cercare un termine italiano, soprattutto se si è trovato a dover rendere in una sola parola un fenomeno molto complesso. E’ il caso di gentrificazione, dall’inglese gentrification, fenomeno di trasformazione delle aree urbane tipico delle “città globali” e del passaggio di un’economia di tipo industriale a una post-industriale: da qui la riqualificazione immobiliare e urbanistica di un quartiere e la trasformazione radicale della composizione sociale con la sostituzione dei vecchi residenti (di strati popolari) con nuovi (appartenenti alla fascia dei “nuovi ricchi”). (Accademia della Crusca).

Infine, lasciateci una concessione: se lo shopping serve ad allentare lo stress, continuiamo pure ad usare queste due parole, anche se potremmo ben dire che  le compere allentano la tensione

E questo mi dà l’opportunità di dire uno dei motivi per i quali talora è preferibile la parola inglese: la sinteticità, l’essenzialità, la capacità di significare allo stesso tempo varie cose. Ma non è l’unica motivazione. Senza voler fare un lungo discorso posso aggiungere che l’uso della parola inglese è preferibile quando: in italiano manca una voce unica corrispondente e devo ricorrere ad un insieme di parole per esprimerne il significato; si tratta di un neologismo riconosciuto dalla comunità tecnico-scientifica internazionale (pensiamo al linguaggio settoriale  dei termini dell’informatica, che nell’età  della globalizzazione, hanno il merito della precisione e di avere per ogni parola un significato univoco (update, upgrade, upload, download, wireless, app, post, password, backup, follower…), che si comprende in egual modo in tutti i paesi del mondo; il che velocizza e facilita la comunicazione internazionale. Ma il discorso può valere per ogni campo dell’attività umana.

Non preoccupano, a parer mio, molte parole italiane mutuate dall’inglese dei sociali entrate nel linguaggio giovanile: mode che esplodono ma anche si bruciano subito. Vedi la diffusione di parole come i verbi killare, da to kill, per indicare l’uccisione di un avverario in un videogioco o ghostare, da ghost-fantasma,che significa sparire dal radar dei social; droppare, da to drop-lasciar cadere, nel senso di abbandonare, ad esempio una serie televisiva; crush, che significa infatuazione, ma è usato nel senso di  una persona per la quale si ha una cotta, senza che sia necessario indicarne il nome e il genere.

Parole che sono come foglie brillanti e vigorose in estate, che sbiadiscono al venire del ventoso autunno…

La conclusione la affidiamo, non meravigliatevi, all’amato Giacomo Leopardi, che nello Zibaldone, riguardo ai nomi stranieri che entrano nella lingua italiana, li classifica come europeismi e dice che l’Europa è legata da una stessa civiltà, per cui auspicava un dizionario di terminologie comunitarie.

E qui dopo 200 anni ci sono ancora gli euroscettici!!!

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