L'Italia popolo di santi, poeti, navigatori …. ed evasori

Giuseppe Montuori * 21 Agosto 2024
L'Italia popolo di santi, poeti, navigatori …. ed evasori

Come noto il MEF (Ministero dell'Economia e delle Finanze), svolge funzioni e compiti di politica economica e finanziaria oltrechè di bilancio e di programmazione degli investimenti  statali. Ebbene, di recente, è stato presentato un dossier del Dipartimento delle finanze (pubblicato su un noto quotidiano nazionale), che non ha mancato di evidenziare sorprese e tante anomalie.  Come dettagliatamente riportato nel prefato documento, emerge che idraulici ed elettricisti sono più ricchi o meglio dichiarano maggiori ricavi rispetto ad avvocati e dentisti, sembrerà strano ma è così. Stesso discorso vale per i balneari di una delle più belle zone d’Italia situata lungo la costa toscana, vale a dire l’Argentario, i quali dichiarano un importo annuale inferiore ai 2.700 euro, contro i 270.000 euro dichiarati dai loro colleghi dell’Alto Adriatico, per la precisione Lignano Sabbiadoro.  Analogo discorso vale per altre categorie commerciali, quali ad esempio tassisti e ristoratori, quest’ultimi hanno presentato dichiarazioni dei redditi dalle quali si rilevano per il 2022 introiti non superiori ai 15.000 euri, praticamente gli stessi dei tre anni precedenti (2019). E che dire di lavanderie, bar e pasticcerie,  che sulla base delle somme denunciate all’Erario vivono con una somma inferiore ai mille euro. Ricordiamo che si parla sempre di importi lordi.  Certo che dall’elaborato presentato dal Dipartimento delle Finanze emerge una Italia dove, almeno sulla carta, coloro i quali guadagnano meno, ad esempio i lavoratori dipendenti (i soliti noti per intenderci), dichiarano maggiori redditi rispetto a chi ha sicuramente introiti superiori, come ad esempio le categorie summenzionate.  Naturalmente tutto ciò riguarda anche le società sia esse di capitali (Spa, Sapa, Srl…), che di persone (Snc, Sas, Ss…). A questo punto viene da chiedersi se un Paese civile come il nostro può permettersi questo stato di cose.  Certo a nessuno fa piacere decurtare dai propri guadagni una parte di danaro da versare al fisco, però se vogliamo che i mezzi pubblici funzionano, che le strade non siano dissestate, che gli asili nido, scuole, ospedali ecc., siano efficienti, bè allora è giusto e doveroso che tutti noi partecipiamo alla spesa pubblica in relazione alla capacità contributiva di ognuno, principio fondamentale del nostro ordinamento tributario, chiaramente stabilito dall'art. 53 della Costituzione, il quale prevede che l’imposizione fiscale deve incidere su una ricchezza/patrimonio che non sia teorica piuttosto che immaginaria e/o presunta.  Di sicuro le tasse vanno versate(è un nostro dovere farlo), ancorchè a nessuno fa piacerefarlo, diversamente da quanto ebbe a dire  un ex ministro, il quale affermò: “le tasse? «Sono una cosa bellissima ». Certo ci vuole un bel coraggio specialmente di questi periodi a pronunciare questa frase in tv ma, Tommaso Padoa-Schioppa (ministro dell’economia e delle finanze nel II governo Prodi), lo ha fatto.  Infatti, intervistato a “mezz'ora”, programma televisivo condotto da Lucia Annunziata su Rai3, sul fisco, all’epoca dei fatti, è stato nettissimo: «La polemica anti- tasse è assolutamente irresponsabile. Dovremmo avere il coraggio di dire che le tasse sono una cosa bellissima…..”. La battuta non proprio felice, provocò qualche malumore nel centro sinistra e, tra questi,  Mauro Fabris dell'Udeur affermò «Eviti le battute» e  Marco Rizzo del Pdci consigliò al ministro di far pagare le «tasse ai suoi amici banchieri, visto che pensa che sono giuste». Sulla stessa frequenza d’onde anche l’allora segretario della Uil Luigi Angeletti per cui: «Il ministro dell' Economia, invece di fare questo Inno alla gioia dovrebbe preoccuparsi di far pagare le tasse agli evasori e di ridurle ai lavoratori dipendenti».

Tornando ai redditi denunciati, secondo qualche addetto ai lavori, quelli degli elettricisti ed idraulici, accompagnati anche da ingegneri e geometri, probabilmente, sarebbero  aumentati anche grazie al bonus del 110%.  Tuttavia ci sono tante anomalie, ad esempio per i tassisti si va da una media di 27.000 euro di Venezia/Mestre  ai 20 mila di Firenze e Bolzano, ai 10 mila di Roma fino ai 9 mila di Napoli e Palermo. Eppure sia Palermo che Napoli, piuttosto che Roma, sono città d’arte , turistiche dove lavoro per i tassisti ce n’è a iosa, per cui rimane incomprensibile questa  enorme differenza di reddito e, poi, rimane ancora più inspiegabile constatare che ce ancora gente che dichiarameno di mille euro al mese, per cui il sospetto che sotto si celi una sottrazione di materia imponibile a tassazione fiscale nasce spontaneo. Secondo una inchiesta del maggio 2023 condotta dalle  “Iene” sulle reti Mediaset, dal racconto di un tassista, è emerso che a fronte di incassi per  9 mila euro mensili, ne venivano dichiarati solamente mille, grazie soprattutto alla scarsissima propensione dell’utilizzo del Pos. Un altro tassista napoletano confessa le proprie truffe ai danni dei turisti, il quale con la garanzia di anonimato, racconta ad un giornalista del quotidiano Il Mattino di Napoli, i metodi utilizzati per spennare i clienti, con tariffe fino a 1.200 euro a viaggio……. promettendo viaggi più lunghi. «Gli escamotage per guadagnare di più sono “dimenticare” di accendere il tassametro, se c’è traffico, o “scegliere” di far fare ai clienti una tratta più lunga….», ecc..  Ci fermiamo qui, ancorchè di esempi ce ne sarebbero altri.. Ecco che appare inconcepibile l’abbandono del redditometro,  strumento per antonomasia per l’accertamento sintetico del reddito, mediante il quale l’amministrazione finanziaria determina, indirettamente il reddito complessivo del contribuente sottoposto a controllo, basandosi soprattutto sulla capacità di spesa dello stesso.  E’ naturale che l’evasore non utilizza mezzi di pagamento rintracciabili, quindi niente Pos, bonifici, piuttosto che assegni ecc.. Ciò detto avere un tenore di vita oltremodo superiore al contenuto dichiarativo della propria denuncia dei redditi è il primo campanello d’allarme della non congruita dei dati forniti  al fisco che, seppoi suffragati (laddove necessari), dagli accertamenti bancari previsti dall’art. 32 del DPR 29 settembre 1973, nr. 600 (Disposizioni comuni in materia di accertamento delle imposte sui redditi), si arriva alla determinazione del reddito reale conseguito dal singolo contribuente, quindi, l’effettiva capacità contributiva dello stesso, sulla quale calcolare la corrispondente aliquota di tassazione. Probabilmente quando lo scorso mese di maggio il prof. Maurizio Leo(persona assai competente e grande professionista, detto da chi come il sottoscritto ha avuto la fortuna di seguire sue lezioni presso la Scuola di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, in occasione di apposite specializzazioni professionali), attuale vice-ministro del governo Meloni aveva riproposto tale strumento, mai avrebbe immaginato che di li a poco sarebbe stato ritirato dall’esecutivo (almeno ufficialmente), per i tanti ostacoli che lo stesso presentava e, soprattutto, perché sarebbe stato più proficuo attenzionare il rapporto reddito-patrimonio finanziario e immobiliare piuttosto che soffermarsi, sui  pagamenti elettronici, troppo dispersivi (sempre secondo l’esecutivo in carica). Se ci è consentito esprimere un umile parere, le due cose potevano(possono) viaggiare di pari passo, essere complementari. Forse il redditometro non è mai stato amato dai politici, i quali ogni qualvolta sono stati chiamati a legiferare su un argomento impopolare (probabilmente non a tutti gradito), come quello dell’evasione fiscale, mai sono riusciti maggioranza e opposizione a trovare la giusta quadra per addivenire alla emanazione di una norma ad hoc che, una volta per sempre, scriva la parola fine per questo annoso problema, tra l’altro assai dannoso per l’economia reale di un paese.

* (Dottore in Scienze della Pubblica Amministrazione) 

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