La nuova scena musicale di Napoli

Franco Simeri 6 Settembre 2020
La nuova scena musicale di Napoli

C’è un filo sottile che unisce tutte le espressioni musicali partorite nel corso degli anni.

È un continuo mescolarsi, trasformarsi che attraversa l’epoca di Raffaele Viviani e quella di Renato Carosone, il Neapolitan Power di Napoli Centrale e Pino Daniele, varie generazioni di neomelodici, le posse e il reggae di Officina 99, il rap de La Famiglia, Co’Sang e Clementino.

Oggi questo filo è arrivato a toccare una nuova generazione di protagonisti al punto di coniare il neologismo “newpolitana” per indicare la nuova scena musicale, chiamata così per la difficoltà di trovare una definizione più strettamente musicale.

Potremmo parlare di un background comune che pesca dalla tradizione musicale e lirica partenopea tanto quanto dal folk straniero e dal cantautorato indie, ma in realtà è difficile descrivere le coordinate musicali di un panorama così vasto ed eterogeneo.

Però possiamo davvero parlare di scena perché al di là delle differenze stilistiche, i musicisti collaborano in collettivi e laboratori, sono spesso sul palco e in studio insieme per featuring. Soprattutto, molti di loro hanno un pubblico numeroso e trasversale che li segue assiduamente.

I Foja sono un po’ il gruppo bandiera del panorama newpolitano: qualche anno fa sono stati la “storia nova”, come il titolo del loro primo disco. I Foja sono entrati rapidamente nel cuore di molti, grazie ad una miscela di rock e folk che ha sfruttato a pieno le potenzialità della lingua napoletana e ad un’impronta vocale e lirica fresca e riconoscibile. Riconoscibile come anche il loro immaginario visivo, creato per loro dal fumettista e animatore Alessandro Rak. Altri nomi sono sicuramente quelli di Tommaso Primo, Giglio, La Maschera, Giovanni Block.

E poi gli idoli dei giovanissimi, catturati dalla Trap in continua ascesa: il fenomeno Liberato (l'operazione "mistero" sulla sua identità ha contribuito molto alla sua esplosione), Ntò, Luchè, Lele Blade, Geolier, Peppe Socks, Livio Cori, Rocco Hunt, Samurai Jay.

Non è semplice riassumere esaustivamente ciò che musicalmente sta vivendo Napoli in questo momento: qui ci si è limitati a quello che può rientrare nella vaga definizione di “cantautorato” o “folk”, il fenomeno "Trap", la scena "Rap", ma è impossibile non ritrovarsi una lunga lista di esclusi.

Ciò che salta agli occhi è che il fermento musicale che si sta vivendo in questi ultimi anni rappresenta una delle facce di un momento di rivalsa culturale e sociale di Napoli, una sorta di rinascimento cittadino. Dal punto di vista culturale e musicale si può certamente dire che oggi Napoli è una città più viva ed animata rispetto a qualche anno fa.

Rimangono grosse difficoltà per i locali che vivono di musica dal vivo, per i musicisti emergenti che cercano spazi adeguati per esprimersi e ciò che stiamo vivendo con l'emergenza Covid-19 ha peggiorato di molto le cose, ma in generale in città c’è molta musica e molti nomi sono già usciti fuori dai confini cittadini o campani e altri ancora lo faranno, c'è da scommetterci.

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