La nuova sfida del generale Sergio Costa: l'ex ministro candidato con il M5S nel collegio uninominale di Fuorigrotta

Francesco Maria Catapano 13 Settembre 2022
La nuova sfida del generale Sergio Costa: l'ex ministro candidato con il M5S nel collegio uninominale di Fuorigrotta

Era stato indicato nella rosa dei papabili Ministri presentata dall’ex capo politico pentastellato Luigi Di Maio quando era nell’aria l’exploit elettorale delle ultime Politiche e, successivamente, è divenuto titolare del Ministero dell’Ambiente nei due governi Conte: il primo sotto l’insegna giallo-verde formata in accordo con la Lega ed il secondo di colore giallo-rosso in alleanza con il PD, con il quale è avvenuta in seguito la rottura consequenzialmente alla scelta di sfiduciare il governo Draghi.

Oggi, il generale Sergio Costa si affaccia su una nuova sfida politica ed elettorale: nel collegio uninominale di Fuorigrotta, sfiderà i Ministri Di Maio e Carfagna per rappresentare, da eletto del popolo, il Movimento 5 Stelle in Parlamento, nel suo nuovo corso derivato dalle defezioni interne e dal superamento delle liti sul doppio mandato.

Una delle prime iniziative che ha sostenuto in qualità di Ministro dell’Ambiente si chiama Legge Salvamare, volta a liberare il Mediterraneo dall’abbandono di plastica. Siamo in grado di dire che i nostri mari non siano più una discarica, grazie alla sensibilità ecologista di cui vanno fieri i 5S?

Il primo elemento affrontato dalle Legge Salvamare è stato quello di fare in modo che chiunque, nello specifico i pescatori, raccogliessero rifiuti lasciati in mare, perché incontrati con le imbarcazioni o in altro modo organizzato, senza essere costretti a rigettarli così da superare il rischio di incappare in sanzioni penali. Accanto a ciò, abbiamo previsto la costituzione di isole ecologiche per il deposito di questi rifiuti pescati da cittadini, associazioni, gruppi e pescatori presso le autorità portuali. Ciò vale a dire che ciascuno di noi ha la possibilità di raccogliere i rifiuti, senza esporsi a sanzioni penali, li può depositare differenziandoli secondo la tipologia presso le isole ecologiche e rientrano nel circuito ordinario dei rifiuti in quel determinato Comune, dove è presente l’autorità portuale. Questo è solo il primo enorme vantaggio prodotto: tanto è vero che abbiamo già dimostrato, in pochi mesi, che i rifiuti localizzati nel largo di San Benedetto del Tronto sono dimezzati da una stima del 30% fino al 5%. Risultati accertati nell’arco di pochi mesi, perché la Legge l’ho scritta nel 2019 per essere approvata nel maggio del 2022, quando io non ero più Ministro.

Nella sua intera vita al servizio delle istituzioni, per più decenni nelle forze di polizia ed oggi in politica, ha tutelato l’ambiente senza mai indietreggiare dinanzi alle ecomafie. Il prossimo Parlamento quali decisioni dovrà prendere per la Terra dei Fuochi?

Posso dirle, intanto, che su mia iniziativa, condivisa con l’Onorevole Micillo e la Senatrice Castellone, abbiamo fatto approvare nel 2020 una legge che punta all’istituzione del sito di interesse nazionale per le bonifiche da attuare nell’area vasta di Giugliano, che per farle intendere coinvolge il lato di Caivano, Acerra e Pomigliano con un’estensione che arriva fino alla città di Napoli avendo all’interno l’area di Pianura.

Questa legge ha stanziato le risorse destinate all’esecuzione della bonifica, quindi nelle casse del Ministero della Transizione Ecologica sono disponibili i soldi e la legge stessa, ma in osservanza della norma costituzionale è necessario che la Regione Campania abbia l’obbligo di perimetrale la zona descritta, la quale da due anni a questa parte è rimasta inattiva malgrado le sollecitazioni da me firmate mensilmente per tutto il periodo in cui sono stato Ministro. Oltre a ciò, in assegnazione gratuita da parte del Ministero da me retto, ho destinato cinquecento telecamere ai comuni della Terra dei fuochi, così come decretato dalla norma, che li hanno richieste ed ai quali le ho consegnate interamente, a spesa e cura del Ministero dell’Ambiente.

A meno di quindici giorni dalle elezioni, ci si aspetta un calo dei 5S rispetto al boom formidabile delle politiche 2018. Il partito di Conte potrà essere decisivo anche per gli assetti che si consumeranno nella futura legislatura?

È chiaro che il Movimento abbia affrontato un momento di difficoltà in questa legislatura che si sta chiudendo dopo più di quattro anni. A prescindere da chi è da come, molti sono andati via ma nel frattempo abbiamo acquisito esperienza, perché chi è rimasto lo ha fatto con lealtà e trasparenza, ed anche nuove professionalità alle quali ci siamo affidati sentendo l’esigenza di rafforzarci, come Cafiero De Raho, il procuratore Scarpinato e l’esperto di energie rinnovabili Livio De Santoli. Il trend dei sondaggi, come si può notare, premia il Movimento che porta idee, guardando a chi soffre le diseguaglianze, alle nuove povertà e, insomma, a quelle fasce sociali considerate più deboli da quelle statistiche, come ISTAT, che parlano di 24 milioni di italiani in uno stato povertà, ciò coloro i quali percepiscono uno stipendio intermittente o che non consente loro di arrivare alla fine del mese.

Quindi, lei sta dicendo che sarebbe un’idiozia dire che il reddito di cittadinanza sia diseducativo ed inciti alla nullafacenza e, perciò, andrebbe abolito?

È una stupidaggine perché l’INPS ha dichiarato che i due terzi dei percettori del Rdc sono i cosiddetti inabili al lavoro, cioè gli anziani, i diversamente abili ed i minori, i quali andrebbero inseriti nella fascia di povertà e perciò non possono essere lasciati soli. Un altro milione di persone, quelle abili al lavoro, ha trovato un lavoro mentre gli altri ancora aspettano. Questo ci fa capire che, certamente, dobbiamo migliorare questa misura ma non abolirla come si sente dire nel centrodestra, aumentando così gli ultimi che in uno stato civile non può essere consentito.

Quali sono le altre principali priorità per prepararci all’Italia che verrà da qui al 2050, come si intuisce dal simbolo del Movimento?

Dobbiamo considerare che le priorità nascono da situazioni emergenziali che stiamo vivendo in questo momento, quindi penso al caro bollette, al precariato e alla tutela dell’ambiente, oppure nascono da un programma sulla base di elementi che non ci facciano più vivere le emergenze. Oggi abbiamo il problema delle bollette energetiche care, perciò bisogna aiutare cittadini e medie e piccole imprese che non arrivano a fine mese, che significa assegnare un bonus o una detassazione sugli incrementi stipendiali. Poi c’è un tema che ci impone come scadenze massime i prossimi cinque o sei mesi, cioè andare in Europa e negoziare su due elementi: fissare un prezzo massimo per il gas all’unanimità tra i 27 Paesi europei e la separazione del prezzo delle energie rinnovabili dal prezzo del gas, che poco piacerebbe alle lobby del fossile perché il cittadino, così, si spingerebbe verso le rinnovabili.

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