LA (S)GRAMMATICA DEI SOCIAL

P. Gerardo Santella 9 Novembre 2022
LA (S)GRAMMATICA DEI SOCIAL

Cominciamo con i quindici svarioni grammaticali più comuni sui social network, tratti dal libro La strage dei congiuntivi, di Massimo Roscia.

Gli errori grammaticali

  • Stò
  • quà
  • qual’è

La classifica degli orrori

  • se io sarei
  • ke ai fatto?
  • buon hanno
  • pultroppo
  • propio

La classifica dei “malori”

     1) piuttosto che (usato nel senso di oppure)

2) assolutamente si, assolutamente no

3) un attimino

4) per quanto…

5) e quant’altro

 

È in atto una metamorfosi tecnologica della nostra ortografia. Basti pensare a quello che è successo del “punto”, che, soprattutto se dialoghiamo sul web, è diventato superfluo non perché il suo uso è sintomo di perentorietà e di rifiuto del dialogo, come pretende qualche utente del nuovo linguaggio del web, ma almeno per due motivi pratici: 1) non avendo limiti di spazio si può indicare l’interruzione andando a capo quando si vuole; 2) non avere un punto alle spalle rende più facile rinunciare alle maiuscole, che, in una pagina dattiloscritta costano più fatica perché richiedono due tasti.

Può darsi allora che assisteremo alla scomparsa del punto, così come abbiamo assistito, nel giro di un paio di generazioni, alla scomparsa del punto e virgola. E la colpa non è certo della “scrittura giornalistica”, ma del fatto che, se scrivi a macchina e vuoi mettere un punto e virgola, devi schiacciare due tasti, quello della maiuscola e quello del punto e virgola messo sopra la virgola. E se non nei testi a stampa, in quelli più colloquiali sul web tendono a scomparire, oltre ai punti, le maiuscole e i segni che interrompono il flusso del discorso…

È in atto un cambiamento che influenza la scrittura in generale? Non la pensa così il poeta Nanni Balestrini che scrive: “Il fenomeno è legato allo specifico mezzo di comunicazione e ha poco a che fare con la lingua vera e propria. Da quello che vedo io, Internet riunisce gruppetti, cerchie di persone, comunità. Ma, nel suo spezzettamento, è molto difficile che una novità linguistica attecchisca in un intero Paese. Come invece è successo per la televisione durante il boom economico, che ha cambiato e uniformato enormemente la lingua italiana. Il cambiamento non passa per Twitter e le chat”.

Ma sta di fatto che a prevalere, nel dibattito politico, nei social, nell’intrattenimento, talvolta perfino nella scuola è il paradigma del rispecchiamento: “parlo come te”, “dunque ti piaccio”. È questo il ricalco espressivo che domina ormai il mondo della comunicazione, gratificando il narcisismo di chi ama riflettersi piuttosto che riflettere. Il risultato è un circolo vizioso che nel migliore dei casi congela l’esistente, nel peggiore innesca una corsa al ribasso.

(Il testo è tratto da Sopravvivere a Facebook di P.G. Santella)

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