LA VIRGOLA, IL SEGNO PIÙ FEMMINILE

P. Gerardo Santella 18 Gennaio 2023
LA VIRGOLA, IL SEGNO PIÙ FEMMINILE

La virgola - scrive la linguista Francesca Serafini - è il segno interpuntivo più femminile di tutti, perché, come le donne, si fa carico dell’ordinario (mandare avanti il discorso) e dello straordinario (quando svolge altre funzioni, come negli incisi, per esempio), senza mai prendersi la scena. Senza gridare, come il punto esclamativo; senza manie di protagonismo, come gli altri punti, quando sgomitano nello stile di qualche autore, per ricoprire un ruolo più adatto ad altri segni.

Per dirla con due versi della canzone Una vita da mediano, di Luciano Ligabue: “Sempre lì / Lì nel mezzo”: lega tra di loro, all’interno del periodo, frasi prive di congiunzione; al’interno della frase separa nomi e aggettivi in un elenco; si interpone tra un nome e la sua apposizione; sta davanti o dopo un vocativo; può sostituire parentesi o lineette nelle frasi incidentali; divide alcuni tipi di subordinate dalla principale.

La virgola si mette al servizio del discorso, lo manda avanti, consapevole che la sua presenza “sottende qualcosa di incompiuto, nel senso di qualcosa che deve ancora compiersi nelle righe che seguiranno”, non può chiudere il discorso (funzione che tocca al punto). Sa stare al suo posto, sa che deve evitare di porsi tra un soggetto e un verbo (i bambini giocavano), tra predicato e complemento oggetto (Ho visto un film interessante), tra il verbo essere e il sostantivo o aggettivo corrispondente (Marco è un cuoco / Marco è bravo).

Ma talora anch’essa non rispetta le regole. Può capitare nell’uso che ne fa un poeta, uno che generalmente utilizza la lingua in senso trasgressivo e allusivo, ma anche in una prosa, quando si vuole mettere in evidenza un elemento significativo del discorso.

Volete un esempio? Lo riprendo da Serafini, che riporta questo periodo: “Paolo e il suo amico hanno bevuto tutta la sera; poi lui è finito a casa, di Lucia”. Che ci fa, ci chiediamo, la virgola tra “la casa” e “di Lucia”? Perché separare il complemento di specificazione dal nome cui si riferisce? La risposta ce la dà la stessa autrice: “Ma se venissimo a conoscenza dell’antefatto di questa storiella – e cioè che Paolo era andato a bere col suo amico per sbollire la litigata con Lucia, a cui poi aveva detto che non sarebbe più tornato – vi sembrerebbe ancora così inaccettabile quella virgola? O piuttosto, quella virgola, che sottolinea di chi è la casa, non fa altro che lasciare intendere un lieto fine con rappacificazione?

Permettetemi di concludere dicendo, senza essere frainteso, che qui viene fuori il carattere femminile della virgola, non solo quello servizievole e operoso, ma anche quello civettuolo e un po’ malizioso.

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