LE CONGIUNZIONI EUFONICHE
P. Gerardo Santella 19 Luglio 2023Premettiamo che si definisce eufonica la d delle forme ed (per e) e ad (per a). La definizione è legata all’idea che questa d serva a creare “un bel suono” (eufonico viene dal greco euphonìa ‘suono armonico’), evitando l’effetto di cacofonia (ovvero ‘suono sgradevole’) la sequenza di due vocali consecutive.
Il mio caro maestro unico delle elementari, e con lui tutti gli altri, era categorico nel raccomandare a noi alunni: “Quando la preposizione a e le congiunzioni e, o sono seguite da parole comincianti con le vocali si devono scrivere ad,ed, od. Si tratta di una sottigliezza, davanti alla quale spesso si rimane perplessi e comunque non può considerarsi una regola assoluta. L’amico scrittore L.R. Carrino è decisamente contrario e non usa mai la d nei suoi romanzi. Nella mia scrittura personalmente in linea teorica sono d’accordo nel non usare la d, ma comunque tendo a metterla quando la parola successiva comincia con lo stesso suono della congiunzione: quindi capperi e olive, ma capperi ed erbette. E non me ne dispiace.
Alessandro Manzoni considerò attentamente la faccenda e concluse che, essendo la lingua parlata piuttosto restia all’ uso delle forme eufoniche, non c’era motivo di disseminarle nella lingua scritta. E nell’edizione definitiva dei Promessi sposi del 1840 eliminò quasi tutti gli ad e gli ed dell’edizione del 1825, non conservandole neppure nell’incontro di due vocali uguali. E il linguista Aldo Gabrielli scrive: “Io marchigiano vado a Ancona e non ad Ancona; se così si parla, che ragione c’è di scrivere diversamente?”.
D’altra parte non c’è alcuna regola grammaticale prescrittiva in tal senso; qui, avverte sempre Gabrielli: “E’ il caso di parlare soltanto di gusto, ed è quindi più che naturale che, scrivendo, ciascuno si regoli come meglio gli suona l’orecchio”.
E ricordiamo che, come sempre, i poeti possono ricorrere a qualsiasi trasgressione linguistica che sia funzionale non solo a ragioni di misura nel verso ma anche alla musica trasmessa dai vari suoni delle parole. In tal senso anche una modesta d eufonica può generare una nota musicale e quindi un particolare effetto ritmico o semantico, di suono e di senso nello stesso tempo.
Quanto, infine, a chiedersi dove siano saltata quella d accanto ad a ed e, non è stato uno strano capriccio della lingua; è semplicemente la conseguenza della struttura originaria latina, dove troviamo et e ed, presenti in questa forma nell’alfabeto latino medievale. I figli che escono dal grembo materno qualcosa della mamma la prendono sempre.