Luigi Iannone: il Billy Elliot palmese al Győri Ballet d’Ungheria.

Luigi De Luca 9 Marzo 2023
Luigi Iannone: il Billy Elliot palmese
al Győri Ballet d’Ungheria.
«Non c’era nient’altro che miniere a Barnsley nel South Yorkshire, in Inghilterra» - dichiarò il ballerino Philip Mosley in un’intervista ad una testata inglese, sulla cui storia poi si ispirò Lee Hall per scrivere la sceneggiatura di Billy Elliot, film cult diretto da Stephen Daldry negli anni duemila. Lo stesso anno – caso vuole – in cui il giovane ballerino Luigi Iannone, originario di Palma Campania (in cui non c’erano però le miniere) iniziava i suoi studi di danza presso l’“Accademia Arte e Spettacolo – Spazio Danza” di san Gennaro Vesuviano che, sin dal 1986, è considerata una delle scuole più rinomate del territorio, sotto la guida di Rosa Varriale e Francesco Imperatore. È qui che Luigi consegue il suo primo diploma. Ma prima di svelare la novità di quest’anno…



… Da san Gennaro vesuviano sei andato direttamente a Firenze. Perché?
Avevo vinto una borsa di studio presso la “Scuola del Balletto di Toscana” diretta da Cristina Bozzolini, dove ho appreso tutte le basi classiche da Antonella Cerreto, Barbara Bäer, Sabrina Vitangeli e integrato la tecnica contemporanea dai maestri Michele Merola ed Eugenio Buratti, ricevendo tanto anche dal maestro Eugenio Scigliano.

Cominciai così a lavorare sin da subito con la compagnia giovanile che era parte della scuola, dopodiché presi parte ad un progetto come libero professionista a Cipro sotto la direzione del coreografo italiano Davide Bombana (della Scuola di Ballo della Scala) fino poi ad approdare come danzatore – per circa sei mesi – al Teatro Maggio Fiorentino” (attuale Opera di Firenze), centro internazionale di alta formazione per una più accurata e prestigiosa preparazione professionale.



Una formazione squisitamente italiana, che adesso si riflette tra le acque del Balaton.
Proprio così. Ero in giro per diverse audizioni quando a Budapest, nel 2015, il direttore del GyÅ‘ri Ballett, Velekei László, mi offrì un contratto stabile per restare lì in Ungheria dove tutt’ora lavoro. Sono poi diventato danzatore solista e coreografo, avendo il privilegio di creare anche le mie prime produzioni artistiche (non sempre scontato) come “Tales of life”, diretta da me nel giugno del 2022.



Nei tuoi dodici anni di formazione in Italia e all’estero, quali differenze hai registrato?  
Ho avuto modo di girare tantissimo in questi anni: Budapest, Germania, Israele, Marocco, Russia, Dubai, New York e tra poco in partenza per Bogotà con l’intera compagnia. Posso sicuramente dire che in Ungheria, nello specifico, c’è un interesse maggiore da parte del pubblico ma soprattutto della politica. I teatri sono sempre pieni e il governo incentiva le compagnie con molti più fondi (sponsor compresi) facendo dell’arte uno dei maggiori punti di forza, così come l’Olanda o i paesi scandinavi.



C’è quindi un’attenta formazione culturale oltre ad una massiccia sensibilizzazione. 
Esatto. E ciò funziona anche grazie alla sostanziale collaborazione con il mondo scolastico. Il GyÅ‘ri Ballett, ad esempio, organizza periodicamente delle serate dedicate unicamente alle scuole, a partire dai bambini di tre anni fino poi ad arrivare ai ragazzi, proponendo loro delle prove e delle lezioni della compagnia sempre aperte così da permettere a tutti, con più facilità e interazione diretta, di percepire l’energica arte della danza. In Italia non ho quasi mai visto un teatro sempre pieno di giovani studenti.



Poco fa parlavi di energia.
La stessa cantata da Elton John in “Electricity” nel brano scritto per “Billy Elliot: the Musical” (2005). Posso chiederti che genere di sensazioni hai quando danzi e quali sono le figure a cui ti ispiri?
Come tutte le forme d’arte anche la danza, per me, è una forma di comunicazione. Viene fuori da quella voglia dell’essere umano, primitiva, di comunicare e cercare di esprimere qualcosa attraverso un linguaggio che, inizialmente, non è subito chiaro proprio perché appartiene a ciò che di più intimo è in noi.

Personalmente, una delle mie fonti di ispirazioni è l’attuale direttore del GyÅ‘ri Ballet, Velekei László, come anche i tanti coreografi e ballerini europei con i quali mi sono ritrovato a collaborare. Un lavoro di compartecipazione, dove ognuno assume dall’altro e con l’altro. E infine, numerosi spunti mi giungono dalla letteratura (fantascienza e animazione) e soprattutto dalla vita quotidiana, che ti permette di fare un vero lavoro di ricerca su te stesso e sulla vita nel suo senso più sociale e spirituale.



Luigi, dopo aver ricevuto il Premio come Miglior Artista della Stagione in Ungheria, cosa ti aspetta?
Un ritorno in paese. Da quest’anno, oltre ad essere impegnato, qui in Ungheria, anche come Freelance 3D Artist presso ZEROZ, avrò la possibilità – una volta al mese – di tenere, come insegnante, delle lezioni di danza contemporanea agli allievi dell’“Accademia - Spazio Danza” di san Gennaro Vesuviano. Sono davvero onorato di poter condividere con loro i frutti delle mie esperienze.

«Questo - direbbe Billy - succede quando esci e trovi la vita, e tutte quelle altre cose». Che dire: Bentornato!

 
 
 
 
 
 
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