MA ?!
P. Gerardo Santella 1 Febbraio 2023Una delle regole che ci raccomandava il maestro prima di fare un riassunto o un tema era di mettere una virgola prima della congiunzione avversativa ma, magari sostituendola con un punto e virgola, ma mai con il punto.
Ma due occasioni hanno fatto mettere in discussione questo uso del ma.
La prima: anni fa lessi un romanzo storico ambientato nel nostro territorio, Il sigillo del vicario, di Antonio Raimondi, in cui notai che l’autore non poneva mai la virgola prima di ma, che pure ricorreva frequentemente. Incuriosito gliene chiesi il motivo e lui seraficamente mi rispose. “Perché ma è una congiunzione, che, come tutte le altri, serve a unire, non a dividere. E allora perché separare i due elementi grammaticali tra i quali essa si interpone?”.
La seconda: in molte poesie questa regola era violata, tanto che si trovava persino qualche capoverso, che iniziava con Ma, quando il verso precedente terminava con un punto o con i puntini sospensivi…
Un esempio da Novembre, di Giovanni Pascoli. Gemmea l’aria, il sole così chiaro / che tu ricerchi gli albicocchi in fiore, / e del prunalbo l’odorino amaro / senti nel cuore…/ Ma secco è il pruno, e le stecchite piante / di nere trame segnano il sereno,/ e vuoto il cielo(…). Il poeta nella prima strofa ci descrive un’atmosfera primaverile, che induce il tu destinatario a volgersi intorno per cercare gli albicocchi fioriti, mentre avverte nel cuore a’amaro odore del prunalbo.
Ma la strofa successiva si apre con Ma, che nella sua posizione all’inizio della strofa ha una netta funzione di demarcazione, che si estende anche a livello semantico. Il lettore avverte, prima ancora di continuare la lettura dei versi che il paesaggio primaverile della prima strofa è destinato a essere rovesciato, che non è reale, ma una illusione del tu. La realtà, infatti è che siamo in autunno, come mostrano le piante stecchite che segnano con i loro rami nudi il cielo, vuoto del volo degli uccelli.
Un esempio si trova anche nella celebre San Martino di Carducci. Lasciamo al lettore il confronto tra i due testi poetici.
Notate anche la singolare posizione della virgola dopo e. In un discorso ordinario non l’avremmo mai messa, ma il poeta la usa per ampliare la pausa e ricreare un’atmosfera sospesa e straniante, nella quale si ritrova proiettato il lettore, incerto e smarrito di fronte a percezioni sensoriali opposte.
E allora, dopo il ma la virgola ci vuole o non ci vuole?
Come per l’uso di tutti i segni interpuntivi, la risposta è: dipende. Ci sta se coordina due frasi, se ne può fare a meno in due casi brevi. Ma l’esperienza mostra che a decidere dell’uso o meno della virgola non è la sola dimensione delle frasi, in quanto a prevalere sono sempre ragioni funzionali.
E, da vecchio prof., chiudo con due consigli:
Mettete sempre la virgola prima di ma, se nella coordinata che introduce c’è un cambio di soggetto.
Quanto all’ uso più frequente, la collocazione del ma tra due aggettivi o nomi o verbi, potreste comportarvi così: mettetela se volete focalizzare l’elemento che la precede; non mettetela se quello che segue;
Intelligente, ma svogliato oppure intelligente ma svogliato?
Mettiamo che sia il giudizio di un alunno da parte del docente. Nel primo caso egli mette in rilievo una capacità del ragazzo, che però, detto con rammarico, non si esprime nella pratica. Nel secondo caso mette in rilievo la sua svogliatezza, che prevale, detto con indignazione, sulla sua dote naturale.
E se qualcuno obiettasse, indipendentemente dal fatto che la virgola ci sia o non ci sia, che chi ha scritto questa frase ha dato la priorità a intelligente nella collocazione dei due aggettivi e quindi vuole che noi focalizziamo la nostra attenzione su di esso? Avrebbe pure lui qualche ragione? Sì.
È la lingua, bellezza!