MA PARTHENOPE È LA CITTÀ DI NAPOLI?
P. Gerardo Santella 11 Novembre 2024Parthenope, il film del regista napoletano Paolo Sorrentino, oltre ad essere il più visto in sala nella stagione cinematografica in corso, ha suscitato varie opinioni, anche sui social, non tutte positive per numerose scene per le quali lo spettatore si chiede: ma che cosa significano? Il che è il primo merito di una opera che non lascia indifferenti e che pone domande, anche se non dà risposte.
Il fatto è che noi spettatori vogliamo assistere sempre a una bella storia conclusa, e meglio ancora se gratificante, e spesso dimentichiamo, soprattutto se siamo di fronte ad opere dei maestri del cinema, che stiamo guardando un prodotto artistico per il quale i parametri di giudizio non vanno ricercati nel plot ma nel linguaggio specifico del film. È vero, alcune scene non sono immediatamente comprensibili, sono volutamente ambigue, (ma l'ambiguità è una cifra dell'arte), richiedono il concorso di intelligenza dell'osservatore, ma questo è un ulteriore titolo di merito dell'opera. Vuol dire che il regista ha rispetto di noi e ci lascia libertà di interpretazione ai dubbi disseminati nella storia.
Tra storia e allegoria
Personalmente ho letto il film identificando nella protagonista Parthenope, di cui si segue la vita dagli anni ’50, in cui nasce, fino ad oggi, la città di Napoli. A tale senso inducono sia il suo nome, che è quello della sirena che, secondo il mito, ha fondato Napoli, sia la locandina ufficiale del film, che rappresenta una donna, che nuota nell’acqua del mare (il che autorizza anche una interpretazione psicanalitica, che diremo in seguito).
Potremmo allora considerare l’attraversamento di Partenope (nella quale a questo punto attuiamo come spettatori un naturale processo di identificazione simpatetica) del corpo e dell'anima della città come un processo di formazione che porta alla sua progressiva conoscenza, anche se rimane un senso di mistero indecifrabile e irrisolto, una spessa ombra scura che non giunge a chiarità.
E quindi ogni evento, ogni personaggio (l’adolescente che si apre alla vita, il professore universitario che ha un figlio disabile, il camorrista, il ricco imprenditore, la vecchia attrice, il cardinale) può prestarsi a definire un aspetto storico-geografico, sociale, immaginario del volto poliedrico di Napoli. Mi sembra che così buona parte dei tasselli vada al posto giusto. Ma naturalmente l'opera è aperta e ogni interpretazione è relativa.
L’opera d’arte
Un film è un prodotto artistico, non è né un saggio sociologico né una denuncia politica. Il contenitore è dato dall'estetica all'interno della quale si può anche trasmettere un messaggio etico, ma senza aver bisogno di poggiarsi sulle grucce di un didascalismo pedagogico. Mi sembra anche riduttivo considerare la storia sotto il profilo autobiografico.
L'io dell'artista è sempre un noi. E tra l'altro mi piace anche sottolineare che la visione della città rimane sostanzialmente pessimistica: non c'è alcun compiacimento o nostalgia o deteriore napoletanità in quello che si vede. La scena finale mostra da parte di una Parthenope, che ormai ha vissuto la sua vita, uno sguardo disincantato.
Il ritorno a una visione dell'infanzia può essere letto in vari modi: una immobilità che è segno di mancata trasformazione, un inconscio desiderio di ritorno al grembo materno e alla nirvanica condizione di felicità dell’embrione nel liquido amniotico; una non accettazione se non rifiuto della realtà in cui si vive, ma anche la scelta di provare a resistere malgrado tutto, riconciliandosi con i fantasmi del passato e aprendosi con disponibilità al tempo presente.
Il film è sempre un incontro di tre interferenze: il regista, l'opera e lo spettatore. E qui intervengono anche storie personali in cui ciascuno di noi mette in gioco la sua sensibilità, la sua intelligenza, ma anche la sua disponibilità alla fruizione di un prodotto d'arte.
Infine gli attori, tutti ben calati nella parte, con una recitazione che non va mai sopra le righe, sobria e convincente, a cominciare dalla giovane protagonista, che appare davvero come una delicata sirena appena emersa dal mare che incanta con la sua fresca bellezza.