Michele Franzese indica la nuova frontiera delle energie rinnovabili

Luigi De Luca 8 Febbraio 2023
Michele Franzese indica la nuova frontiera delle energie rinnovabili
Gli italiani l’hanno abbandonato dopo il disastro di Chernobyl del 1986 mentre in Germania la svolta avvenne dopo la catastrofe di Fukushima nel 2011 causa tsunami. Anche per Greta Thunberg è da preferire il nucleare lì dove è già presente e attivo invece di concentrarsi sul carbone, che risulta ancora essere uno dei principali responsabili del riscaldamento globale e dei continui cambiamenti climatici. Allora perché non investire nelle energie rinnovabili (solare, eolica, geotermica, idroelettrica, biomasse), si chiederebbe ancora con urgenza l’attivista e fondatrice del movimento internazionale Fridays for Future. La stessa domanda colta come sfida dall’imprenditore Michele Franzese, originario di Palma Campania (e non certo della Finlandia), Amministratore Delegato dell’omonima società con sede a Nola e impegnato nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili con l’obiettivo di attuare una promozione più consapevole dello sviluppo sostenibile…



Con una sola peculiarità, però. Quale?  
Quella che ci riporta nel lontano 2009, in cui tutto ebbe inizio. Quando mio padre Giuseppe con grandissima passione ci convinse ad investire nel settore delle energie rinnovabili installando la prima pala eolica in Puglia da 1 MW che, in quasi 12 anni di attività, ci ha permesso di produrre 21.377.395,89 kWh di energia che sono confluiti nella rete elettrica nazionale risparmiando così un quantitativo di CO2 pari a 12896 tonnellate. Una scelta davvero lungimirante, in un periodo in cui, tra l’altro, l’energia rinnovabile era vista come un sistema troppo vantaggioso per i soli produttori.



Qual era invece l’idea di suo padre rispetto all’opinione generale?
Per certi versi mi ricorda l’esperimento utopistico di Ferdinando IV di Borbone, il quale aveva istituito a San Leucio una piccola comunità di produttori di sete e tessuti che godevano di indipendenza e leggi innovative rispetto all’epoca. Ritornando a tempi più recenti, in un momento storico in cui investire nel settore energetico aveva un intento puramente speculativo, la filosofia di mio padre era più lungimirante e coraggiosa perché si proponeva di trovare una soluzione alla costante richiesta energetica. Mettere l’energia prodotta al servizio della collettività sarebbe stato possibile e più semplice grazie anche alla collaborazione dello Stato o di altri attori imprenditoriali. Si può affermare che mio padre già sognava di realizzare delle comunità energeticamente indipendenti, che - come nel caso della seteria di San Leucio - avrebbero condotto i propri membri ad avere privilegi e prospettive innovative.

Ci racconti, in termini di esperienza sul campo, uno dei tanti lavori che state portando avanti.
In Calabria, ad esempio, abbiamo avviato la realizzazione di un nuovo impianto fotovoltaico da 1 megawatt. L’impianto sarà in grado di produrre in un anno circa 1milione e 200 mila kwh/ all’anno, considerando che il consumo medio di una famiglia ogni anno e di circa 4400 kWh/anno. Questo significa che l’impianto coprirà il consumo di energia di circa 267 famiglie e ci sarà un risparmio energetico, una maggiore sicurezza e una particolare attenzione alla qualità dell’ambiente.



Quali altre iniziative a partire dall’intuizione di suo padre?
Nella fattispecie, negli anni, abbiamo continuato ad investire installando impianti eolici e fotovoltaici in Basilicata, Calabria, Campania, intensificandone ulteriormente la portata. Inoltre, un'altra diversificazione apportata alla nostra società è quella che si preoccupa di avviare altre produzioni, tramite l’acquisto di ulteriori autorizzazioni per la creazione di nuovi impianti di produzione energetica. Oggi, siamo più che mai determinati a portare avanti il percorso iniziato 13 anni fa affrontando tutte le sfide in campo.

Parla di sfide. Quale altro orizzonte vi tiene occupati?
Quello che tocca con mano i bisogni del singolo consumatore. Abbiamo capito che adesso non solo è importante produrre energia, ma che è fondamentale anche averne la gestione diretta (come quella delle case, delle fabbriche o degli edifici pubblici) controllandone il consumo istantaneo. Il singolo cittadino non si accontenta di leggere una bolletta e pagarla, vuole controllarne, sempre di più, il suo reale funzionamento. Pertanto abbiamo dato avvio ad una serie di collaborazioni con società che si occupano di Start-up innovative volte ad occuparsi di tutto ciò che riguarda la gestione e il controllo dei consumi per un maggiore risparmio energetico.



In altre parole: quale altra necessità di fondo c’è nelle rinnovabili, oltre a quella ambientale?
Quella di rendersi indipendenti dal punto di vista energetico. E in questo, l’Italia, ha il maggior potenziale per farlo. Purtroppo ce ne siamo resi conto poco prima della guerra in Ucraina.

Scommetto che c’è dell’altro. Quale altro scenario sta approfondendo?
Quello della creazione di comunità energetiche. Una comunità composta da un produttore (che potrei essere io) e una serie di soggetti - operatori che possono entrare in questa comunità creando uno scambio diretto di energia con il consumatore. Non si andrà più a comprare energia da un grande produttore (tipo Enel) ma sarà possibile farlo anche da piccoli produttori che sono presenti direttamente sul proprio territorio.

E lei crede che sarà fattibile in un mercato globale iper-competitivo?
Credo sia necessario. Ovviamente ogni nuovo sistema dovrà avere una regolazione chiara ed equa preservando l’ambiente con le dovute manutenzioni degli impianti e il giusto riciclo dei materiali. Prenda le reti di distribuzione dell’energia, ad esempio: sono ormai obsolete. Insomma: ci sarebbe bisogno di una modernizzazione parallela e di un’informazione coerente su questi temi. E la politica, in questo, ha dei ritardi notevoli. Noi, intanto, facciamo la nostra parte, percorrendo una strada per il futuro per noi sempre più verde, sostenibile e fatta esclusivamente di azioni concrete.Michele  
 
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