Nola, una città sempre più povera. La Sanità a Nola e nel suo territorio

Redazione 16 Marzo 2023
Nola, una città sempre più povera. La Sanità a Nola e nel suo territorio

La crisi in cui versa la Sanità in tutto il Paese, fa sentire i suoi pesanti effetti su Nola e il suo territorio. Le scarse risorse economiche destinate alla Campania e le scelte anche politiche, hanno peggiorato le condizioni già critiche dell’Area.

Difficoltà di accesso ai servizi ASL, lunghe code di attesa per accertamenti e visite specialistiche, cosa che costringe al ricorso alla sanità privata, con relativi costi non sempre sostenibili dai cittadini.

A tutto ciò è necessario aggiungere quello che sta da tempo succedendo all’Ospedale Santa Maria della Pietà di Nola e che è sotto gli occhi di tutti.

L’Associazione CIVITAS già in passato si è occupata della questione, ha elaborato documenti che sono stati resi pubblici, e ha continuato a seguire con attenzione le vicende che si sono susseguite in questi anni.

Emblematiche sono state, in particolar modo due questioni che ci hanno spinto a tornare sull’argomento e a cercare di saperne di più su un futuro che riguarda tutti.

  1. I servizi offerti dalla sede ASL di Nola;

Nello scorso mese di ottobre e sino a dicembre, molti cittadini di Nola e della sua Area, hanno stazionato davanti alla sede del Distretto di Nola dalle prime ore del mattino. Dovevano rinnovare il diritto ai vari tipi di esenzione del ticket e l’ufficio preposto riceveva non più di 40 utenti per giorno. Quindi ci si metteva in fila per accaparrarsi il numerino di prenotazione. Lunghe file ogni giorno per accedere ai servizi vari sono la normalità per questa sede. Manca personale? Probabilmente sì, ma resta comunque una realtà grave e inaudita! Altro fenomeno negativo le attese per visite specialistiche ed esami vari. In alcuni casi di parecchi mesi cosa che, in presenza di patologie di una certa gravità, spinge gli utenti a rivolgersi ai centri privati. Ma ancora più grave è che, anche in possesso di una indicazione d’urgenza da parte del proprio medico curante, il centro privato richiede tempi lunghi, pagando il ticket, mentre riesce ad effettuare l’esame in pochissimi giorni pagandone l’intero costo. E oggi purtroppo il medico di base richiede frequentemente accertamenti specifici per elaborare una diagnosi, e i costi per gli assistiti risultano molto alti. Spesso si ricorre al Pronto Soccorso dell’ospedale intasandolo e rendendo molto più difficile la sua attività. Di conseguenza, cosa gravissimo, si cura soltanto chi economicamente se lo può consentire. Se questa è sanità pubblica!

        2. Le condizioni attuali e il futuro dell’ospedale di Nola.

In passato la nostra Associazione è intervenuta a più riprese sullo stato del presidio ospedaliero Santa Maria della Pietà di Nola. Abbiamo evidenziato i problemi di organizzazione, la carenza di dotazione tecnico/scientifica, di ricettività e la non buona gestione del personale. All’epoca focalizzammo l’attenzione sulla inadeguatezza del Pronto Soccorso, e sulla presenza di soltanto due camere operatorie, di cui una destinata all’emergenza. Inoltre, avendo a disposizione poco più di 100 posti letto, se ne ricavava una percentuale di 0,14 circa posti letto ogni mille abitanti. (Questo dato risale a qualche tempo fa, non molto, sicuramente peggiorato oggi perché i posti letto sono diminuiti). In Italia la percentuale è di 3,14, con l’obiettivo di raggiungere il 3,8, mentre in Campania è di circa 3,9, la maggior parte dei quali concentrati in Napoli. Purtroppo, negli ultimi anni a Nola e non solo, si è assistito ad un taglio quasi generalizzato di posti letto, portando così al collasso molti Pronto Soccorso e costringendo il personale a lavorare duramente per molte più ore di quelle previste. Il presidio ospedaliero Santa Maria della Pietà di Nola, era stato classificato come DEA (Dipartimento di Emergenza Urgenza e Accettazione) di II livello.

 

Questa classificazione ha prefigurato per anni la speranza di un incremento di reparti specialistici e, di conseguenza, di posti letto. Si sono presentati in passato vari progetti di ampliamento della sede e, in qualche caso, si è potuto notare l’arrivo di nuove e più moderne apparecchiature. Il nuovo Pronto Soccorso, le nuove camere operatorie, lasciavano intravedere un futuro migliore. Purtroppo in questi anni, nel silenzio assordante degli organi amministrativi locali, tutte le aspettative sono andate deluse.

L’ospedale è stato poi riclassificato al ribasso come DEA di I livello, a testimoniare che le aspettative nutrite erano ormai superate.

Nessun’ampliamento previsto, anzi un ridimensionamento che penalizza il territorio e le professionalità interne, che potendo, cercano diversi ambiti per affermare le proprie capacità. Attualmente non esiste crescita professionale e le condizioni di lavoro sono tali da richiedere un continuo sacrificio, con possibilità di errori molte elevate. I pazienti, quindi, vengono per molte patologie dirottati sugli ospedali di Napoli, di Avellino e in qualche altra realtà più rispondente alle necessità. Ormai si continua ad assistere ad una riduzione di posti letto effettivi e alla trasformazione di reparti in “ambulatori”, alcuni trasferiti presso la struttura di Pollena o addirittura in strutture presenti in altre realtà. Quindi la sensazione emersa di un progressivo ridimensionamento trova riscontro nella situazione venutasi a creare negli ultimi anni.

I progetti di rilancio sono stati tutti cancellati! Al momento, le informazioni sul futuro del nosocomio sono scarse e confuse, per cui, CIVITAS, per conoscere le reali intenzioni degli organi decisionali, ha chiesto e ottenuto un incontro informale con il Presidente della quinta commissione a cui è demandata la gestione della sanità in Campania. Incontro concesso e dal quale sono emerse le preoccupazioni che hanno originato tale documento. Purtroppo, è lampante che il futuro dell’ospedale di Nola è ancora oggetto di gravi e non sufficientemente chiare decisioni. La originaria collocazione dell’ospedale fra le strutture di DEA di primo livello era già equivoca, sia per l’inadeguatezza che per il continuo impoverimento della struttura, che ne compromettevano chiaramente prerogative e competenze. Gli attuali sette reparti, a fronte di quelli previsti e necessari, e i vari ambulatori, non consentono il mantenimento nemmeno della presente classificazione, anche se il bacino d’utenza superiore ai 500 mila residenti, lo richiederebbe. Per cui, nel silenzio di tutti, progressivamente, si sta trasformando il Presidio Ospedaliere Santa Maria della Pietà, in una nuova struttura prevista dal PNNR come “Ospedale di comunità”. In pratica, in una struttura che il “Piano PNNR/M6, Piano Nazionale di ripresa e resilienza/Missione 6 Salute”, intende far nascere per il “Rafforzamento dell’assistenza sanitaria intermedia”.

Quindi si lascerebbe a Nola oltre al Pronto Soccorso, piccoli reparti di medicina d’urgenza, per poi trasferire il degente in una struttura diversa, più attrezzata e predisposta per un ricovero di lungo tempo per la specifica terapia.

 

Conclusioni:

  • Il promesso e sbandierato ampliamento della struttura è stato abbandonato, anche perché allo stato mancherebbero i servizi (parcheggi innanzitutto) e i collegamenti necessari. La ubicazione della nuova sede dell’Università Parthenope nella stessa area acuisce tali difficoltà.
  • Sarebbe auspicabile trasformare il Santa Maria della Pietà in un Ospedale di Comunità e predisporre la costruzione di un nuovo Ospedale, in località Boscofangone, che avrebbe i requisiti richiesti per ritornare alla classificazione di DEA di II livello, necessaria per le dimensioni e le necessità del territorio e dei suoi residenti.
  • In via subordinata, trasformare il Santa Maria della Pietà in Azienda Ospedaliera, struttura avente una maggiore autonomia gestionale e quindi in grado di programmare e realizzare, con l’ausilio e il supporto della Regione, i necessari interventi che la situazione richiede per mantenere la sua originaria classificazione.

 

Si rende pertanto necessario l’intervento delle amministrazioni comunali dei centri urbani afferenti l’ambito, a difesa di quella che è diventata una risorsa necessaria alla vita e alla salute di un territorio vasto, spesso trascurato dalla politica nazionale, regionale e locale.

 

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