Parole parole parole: VIAGGIO
Pasquale Gerardo Santella 1 Luglio 2021A conclusione del nostro viaggio attraverso l’etimologia delle parole, ci soffermiamo proprio sulla parola viaggio.
La parola deriva dal latino viaticus, che significa ciò che riguarda la via o dal suo neutro viaticum, che era tutto ciò che il viaggiatore portava per provvedere ai suoi bisogni durante il cammino, dato che lungo le vie consolari non c’erano certo aree di servizio. Da qui, per estensione il significato odierno di spostamento da un luogo all’altro.
E il viaggio è diventato la metafora della vita.
La vita come una navigazione a vela, dove l’importante non è l’approdo, ma il viaggio stesso; un viaggio che non è lineare, in cui si alternano giorni di vento favorevole, bonacce, tempeste, cambi di direzione non programmati, imprevisti. Conta l’ad-ventura, l’ad-tendere: l’andare verso…, il tendere a…insieme, con la solidarietà di compagni di viaggio, come marinai di un equipaggio, cui a ognuno è assegnato un compito e si riconoscono e agiscono come le parti di un tutto.
Un viaggio come quello dell’Ulisse dantesco che, a differenza di quello omerico, dopo il ritorno a Itaca riprende la sua navigazione di ricerca e scoperta perché non siamo fatti a viver come bruti / ma per seguir virtute e canoscenza o come quello del Colombo delle Operette morali di Leopardi, che in mezzo all’oceano dice a un suo compagno che il viaggio che stanno facendo, anche se non ricevesse alcun altro frutto dalla navigazione, fa cara la vita, ci fa pregevoli molte cose che altrimenti non avremmo in considerazione.
Un viaggio come avventura, evasione, ricerca, conoscenza, passione, esperienza, piacere, divertimento, attraversamento verso l’isola che non c’è, per arrivare il più tardi possibile, per non arrivare possibilmente mai (Edoardo Bennato).
Il nostro viaggio nell’etimologia delle parole finisce qui. Siamo giunti alla stazione terminale. L’autore scende. A voi tutti: buon proseguimento.
A conclusione del nostro viaggio attraverso l’etimologia delle parole, ci soffermiamo proprio sulla parola viaggio.
La parola deriva dal latino viaticus, che significa ciò che riguarda la via o dal suo neutro viaticum, che era tutto ciò che il viaggiatore portava per provvedere ai suoi bisogni durante il cammino, dato che lungo le vie consolari non c’erano certo aree di servizio. Da qui, per estensione il significato odierno di spostamento da un luogo all’altro.
E il viaggio è diventato la metafora della vita.
La vita come una navigazione a vela, dove l’importante non è l’approdo, ma il viaggio stesso; un viaggio che non è lineare, in cui si alternano giorni di vento favorevole, bonacce, tempeste, cambi di direzione non programmati, imprevisti. Conta l’ad-ventura, l’ad-tendere: l’andare verso…, il tendere a…insieme, con la solidarietà di compagni di viaggio, come marinai di un equipaggio, cui a ognuno è assegnato un compito e si riconoscono e agiscono come le parti di un tutto.
Un viaggio come quello dell’Ulisse dantesco che, a differenza di quello omerico, dopo il ritorno a Itaca riprende la sua navigazione di ricerca e scoperta perché non siamo fatti a viver come bruti / ma per seguir virtute e canoscenza o come quello del Colombo delle Operette morali di Leopardi, che in mezzo all’oceano dice a un suo compagno che il viaggio che stanno facendo, anche se non ricevesse alcun altro frutto dalla navigazione, fa cara la vita, ci fa pregevoli molte cose che altrimenti non avremmo in considerazione.
Un viaggio come avventura, evasione, ricerca, conoscenza, passione, esperienza, piacere, divertimento, attraversamento verso l’isola che non c’è, per arrivare il più tardi possibile, per non arrivare possibilmente mai (Edoardo Bennato).
Il nostro viaggio nell’etimologia delle parole finisce qui. Siamo giunti alla stazione terminale. L’autore scende. A voi tutti: buon proseguimento.