PRIMA LA Q, SECONDA LA U, POI LA VOCALE CHE VUOI TU!
P. Gerardo Santella 15 Marzo 2023La simpatica frase, riportata nel titolo, è quella che i maestri facevano imparare ai piccoli alunni di prima elementare per ricordare come scrivere una parola contenente la lettera q. E aggiungevano che l’unica parola italiana che aveva la doppia q era soqquadro, che in origine era l’unione di due parole: sotto e quadro, che si riferiva ai muri che non sono ad angolo retto.
Soqquadro, che indica scompiglio, grande confusione, è usato oggi soprattutto nell’espressione mettere a soqquadro. Ma non è vero che la parola abbia l’esclusiva della doppia q. Nel dizionario se ne può trovare un’altra, poco usata: biqquadro, ovvero «segno del sistema moderno di notazione musicale, la cui funzione è di annullare l’effetto del bemolle e del diesis» (nel Vocabolario della lingua italiana Treccani).
Una parola, dunque, del linguaggio settoriale della musica, che circola solo tra gli addetti ai lavori.
Ma perché non adottare per soqquadro la stessa grafia che utilizziamo, ad esempio, per acqua, acquisto, dato che il suono è lo stesso e non scriviamo socquadro?
Per la spiegazione dobbiamo ricorrere alla lingua latina (da cui deriva soqquadro: sub più quadro), dove la preposizione sub, quando si fonde con un altro elemento, si assimila alla consonante iniziale della parola seguente; ad esempio: sub più levare: sollevare; sub più portare: sopportare e supportare; e, quindi, sub più quadro: soqquadro.
A questa cenerentola delle lettere del nostro alfabeto noi siamo affezionati. Tra i personaggi dei fumetti della nostra infanzia come dimenticare Qui, Quo, Qua, i tre nipoti di Paperino; e come non ricordare la parola quaquaraqua, in cui di q ce ne sono tre, con cui lo scrittore Leonardo Sciascia, nel romanzo Il giorno della civetta, definiva l’ultima categoria di uomini, quelli parassiti, servili e omertosi?