Quando il mare era CALMO

Luigi De Luca 20 Ottobre 2022
Quando il mare era CALMO

decidemmo di ascoltarne la voce; sentirne le onde come musica al vento e raccoglierne il sale per poterlo poi bere e consigliarlo al mondo.

Noi del Pappagallo abbiamo intervistato Luigi Ferrara, in arte CALMO.
 
Intanto, sento odore di novità. È così?
C’è un singolo che sta per uscire, non ancora annunciato. Uscirà a fine ottobre-inizio novembre con un videoclip girato da mio fratello Vincenzo. Il titolo è Su…

Calmo! Andiamo con ordine. “Sospeso, confuso, rinato”. Perché?
Bene. Questo brano nasce da una collaborazione con Luca Notaro (cantautore) con il quale continuo a lavorare tutt’ora. Sicché lui venne a casa mia con questo ritornello, tra l’altro pensato per un pezzo che doveva essere soltanto suo ma che mi piacque così tanto da chiedergli di cantarlo insieme. Il brano parla di una storia finita o che stava finendo e di come ci si sente, invece, quando se ne inizia una nuova nella quale sembra di non trovare alcuna stabilità.



È lo stesso mood che ritorna in Sincera, mi sembra quasi di intuire…
Certamente, ma in maniera più universale. Quel brano, se vuoi, ha un retrogusto gospel – tant’è che ci siamo molto ispirati ad un brano dei Rolling Stones – che cerca di creare un momento quasi catartico…

… come a voler quasi purificare il corpo da ogni contaminazione di sofferenza o situazione di conflitto. Mentre – dicevi – “Sincera”?
Racconta, invece, di un fatto personale. Io scrivo molto sulla base di quello che mi succede. Non riesco ancora a scrivere a tavolino. Vorrei riuscirci anche perché, una volta che la musica può diventare la mia professione, dovrò pure dedicarmi ad un vero e proprio esercizio di stile e di forma.

Come il poeta. C’è il desiderio di passare da un caro diario ad un caro mondo.
Esattamente. Scrivere l’uomo – passami l’espressione - l’umanità, la persona, che oggi giorno, con la sua complessità, va in cerca di qualcuno che gli dia una mano per orientarsi meglio. Se vuoi: c’è la continua richiesta di viversi insieme. 



“Ora che”
, penso sia la canzone che porta in sé proprio questo lavoro d’insieme, a dir poco comunitario. Tante collaborazioni e tanta sperimentazione. Vi siete, per così dire, laicamente ‘eremitizzati’ e avete creato. Da dove è partita l’idea?
Credo che ogni artista, per creare, ha spesso bisogno – appunto – di salire la montagna, staccarsi dalla quotidianità ma soprattutto di stare insieme anche solo per condividere amicizia in forme completamente diverse. È successo che decidemmo di prendere casa ad Ascea e trascorrerci qualche giorno cercando di produrre qualcosa. Scrivemmo qualche beat con svariate strofe per un brano che ci piaceva molto. Ci mancava solamente il ritornello che, di fatto, rimase in sospeso per molti mesi. Pensiamo di ripetere l’esperienza a breve.



Voglio esserci. Ma a parte questo, come andò a finire con il ritornello?
Andò a finire che durante un confronto con PeppOh (Giuseppe Sica, rapper/soulman napoletano) per altri lavori musicali, gli faci sentire il brano, non con l’intenzione di fargli scrivere qualcosa ma semplicemente per fargli ascoltare cosa era rimasto in sospeso. Lui, appena lo sentì, scrisse di getto il ritornello. Ed è così che abbiamo potuto definire quel brano.

E da lì avete ripreso ritmo…
… e poi si è fatto il Secret Live, il videoclip, l’evento di presentazione del singolo, davvero complesso da organizzare ma nel quale abbiamo avuto modo anche di presentarci come band, mai formata prima. Come vedi è nato tutto dalla stima reciproca e dallo spirito di collaborazione.



Dimmi la verità. Quanto è fattibile continuare in progetti del genere?
Le difficoltà economiche sono tante e non ci consentono di trovare serate, nonostante cerchiamo di fare qualcosa di diverso e di bello ricevendo spesso dei feedback positivi. Le realtà che ti ospitano comunque sono sempre interessate a far suonare chi può assicurare un ritorno sicuro in guadagni.



D’altro canto, fa parte del gioco. Per te, invece, sta diventando davvero una scelta di vita?
In realtà tutti noi ci stiamo prodigando per avviarci in questa direzione. Stiamo investendo tanto per provare a farci una vita con la musica che produciamo. Non è un hobby per noi né per me. È una cosa seria. E tra i tanti, forse io, sono il più pazzo, avendo lasciato tanta “stabilità” per qualcosa in cui sto ponendo tanta speranza.



Essere, spesso, “Sotto sequestro” di quelle scelte personali, che risultano poi il frutto di convinzioni prive di consapevolezza. Che ne pensi?
    
È una denuncia. In quel testo c’era l’urgenza di dire ciò che avevo dentro; la volontà di capire che forse avevo bisogno di altro e quindi la necessità di cambiare strada.

Ma tu, Calmo, per chi stai cantando?
Per tutti. Principalmente per coloro che magari stanno incominciando ad affrontare la vita per quella che è, con tutti i problemi che la riguardano sia in campo lavorativo che in quello sentimentale e perché no, spirituale. Ti diro di più: le ultime generazione sembrano essere più consapevoli di non essere consapevoli. Cioè: sono sicuri del fatto di sentirsi disorientati e che la strada da percorrere dipende solo ed esclusivamente da loro e non dai progetti di altri o di quelli disegnati dai propri genitori.
C’è tanto lavoro da fare! Lavoro e… Sudore: era questo il titolo del nuovo singolo, vero?

 
 
 
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