Quattro chiacchiere con... Dodi Battaglia

Franco Simeri 19 Dicembre 2020
Quattro chiacchiere con... Dodi Battaglia

Lui è uno dei Pooh, la band italiana più famosa che ha attraversato più generazioni, ed è un grande chitarrista. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Dodi Battaglia al quale abbiamo chiesto subito della scomparsa dell'amico fraterno Stefano D' Orazio.

Ciao Dodi, è dura senza Stefano.

Stefano è stato il vero collante dei Pooh. Mentre io giocavo a fare l’artista lui pensava a gestire il gruppo. Io avevo un rapporto particolare con lui. Sono sempre rimasto stupito dalla sua umanità e incredibile onestà intellettuale. Sono giorni difficili, ma dobbiamo pensare ad andare avanti e ad onorare la sua memoria.

Parliamo delle novità musicali che ti riguardano, oltretutto ultimamente sappiamo che sei diventato abbastanza mattiniero, probabilmente anche per la promozione da fare all'estero.

Sai, ho quattro figli, la più piccola è ancora in età scolastica, per cui mi sveglio abbastanza presto e poi ultimamente sono abbastanza preso dalla promozione del mio brano che è appena uscito e sta andando molto bene anche all'estero e quindi mi succede molto spesso di fare delle cose alla mattina, considerato anche il fuso orario diverso degli altri Paesi.

Il tuo nuovo singolo "One sky" ti sta dando tante soddisfazioni.

Sono molto soddisfatto di come sta andando negli Stati Uniti, in Germania ed Inghilterra, per cui una buona volta anche noi italiani non facciamo soltanto quelli che copiano oppure fruiscono delle cose che ci vengono dall'estero, ma siamo anche noi gente creativa che vende musica fuori dai nostri confini.  

E non dimentichiamoci che stiamo parlando con il più grande chitarrista italiano.

Siamo in tanti che facciamo questo mestiere, ognuno di noi ha una caratteristica diversa, porta avanti il suo stile. Nella musica si parte tutti assieme e si arriva tutti assieme. L'importante per noi musicisti adesso è ritrovare la possibilità di lavorare, questa è la priorità per tutti noi.

Il tuo nuovo singolo è con Al Di Meola, come è nata questa collaborazione?

Io e Al Di Meola avevamo già suonato insieme, in maniera informale diciamo, ad un compleanno di Zucchero e Gino Paoli a Bologna, in un locale dove c'era stata una festa. Eravamo andati io, Zucchero, Vandelli, insomma i Sorapis, un gruppo che abbiamo insieme ad altri musicisti, che ci diverte ancora ritrovarci per suonare insieme in maniera abbastanza "cialtronesca", "guascona" (ride). In quella occasione c'era Al Di Meola, venuto lì con un caro amico giornalista, allora sono andato da Zucchero e gli ho detto: "Guarda che c'è Al Di Meola in sala". E lui: "Chiamalo, che facciamo un blues" e così suonammo insieme improvvisando un blues. Ma a parte questa conoscenza, dopo un po' di tempo il mio discografico mi ha chiesto se mi avrebbe fatto piacere una collaborazione con Al Di Meola. È come dire a un ragazzino che gioca a pallone se vuole fare due palleggi con Ibrahimovic, per cui ci siamo incontrati via Skype per confrontarci sul progetto di questo brano con più musica che parole, ci siamo scambiati un po' di file, lui dal New Jersey, io da Bologna ed è venuto fuori questo brano.

Che dicevamo si intitola "One sky".

Si, e dice sostanzialmente tre parole importanti: "One sky, one world, one you", un solo cielo, un solo mondo e una sola te, che mi sembra una cosa, se vuoi, molto italiana, romantica, ma molto carina da dire ad una persona alla quale si vuol bene.

Altre novità in arrivo?

A proposito di cose nuove che sto facendo, vi annuncio già che nei primi mesi del 2021 uscirà un nuovo disco che sto realizzando.

E noi saremo ben felici di ascoltarlo. Grazie per questa chiacchierata Dodi e a presto.

Grazie a voi e un saluto a tutti i lettori.

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