San Gennaro Vesuviano, un'annata 'doc' per il vino delle Cantine Castaldo Tuccillo
Simona Bosone 17 Novembre 2020Il Covid-19 sta indubbiamente condizionando la vita di ognuno di noi e, di conseguenza, le attività lavorative degli italiani. Sono molte le difficoltà che stanno affrontando imprenditori, piccole imprese e liberi professionisti, ma c’è anche chi, come Carmine Castaldo Tuccillo, artigiano di San Gennaro Vesuviano, nonostante le difficoltà non si è dato per vinto.
Titolare delle ‘Cantine Castaldo Tuccillo’, Carmine ci ha parlato del suo lavoro, di sacrifici e di tradizioni, tramandate e rispettate: “L’attività come cantina è nata pochi anni fa ed è andata consolidandosi negli ultimi 4-5 anni. L'attività di trasformazione viene fatta a San Gennaro Vesuviano insieme a mio padre, fondatore della cantina, e a mio cugino Luigi. Mio padre e mio nonno erano commercianti di uva da vino, il mio bisnonno era un bottaio e produttore di uva. Non dimentichiamo, infatti, che il territorio di San Gennaro è sempre stato una zona ad alta vocazione vitivinicola, così come le colline di Palma Campania".
"I nostri sono vini artigianali, ottenuti da un basso uso di solfiti aggiunti. I bianchi hanno una carica di solfiti molto bassa, l’80% di vini rossi è senza solfiti aggiunti e i frizzanti - che facciamo in bottiglia - sono a rifermentazione naturale in bottiglia. Cerchiamo di mantenere il prodotto quanto più puro possibile. Ricordo, infine, la nostra produzione di grappa, in collaborazione con la distilleria Amato: abbiamo utilizzato le nostre vinacce parzialmente premute usando anche il fiore di mosto, prodotto pregiato. Insomma, trattasi di una grappa molto elaborata”.
Famiglia, tradizione e passione, ma il Covid-19 ha certo condizionato anche l’ultima vendemmia, vissuta in modo diverso rispetto alle ultime annate: “Riguardo la vendemmia appena terminata - spiega Tuccillo - l’ultima uva è stata macinata il giorno di San Martino. Si è trattato di una gran bella annata, non molto lontana, per importanza, da quella dell’anno scorso. I rossi con leggero colore in meno, i bianchi migliori dell’anno scorso. L’unica nota negativa riguarda il tempo, non essendo stato sempre stabile durante la fase di vendemmia e di raccolta. Sicuramente, a causa del Covid-19, durante il periodo di raccolta è venuto a mancare lo spirito di gioia di sempre, quell’atmosfera che contraddistingue proprio le tipiche giornate di vendemmia. Un’aria che si respira solo in quei momenti. Sono mancati gli abbracci che, come un rito, sanciscono la fine della raccolta. Sono mancati i sorrisi, coperti dalle mascherine, delle persone intente a raccogliere l’uva. È stato diverso”.
Un situazione - quella attuale - che ha toccato la sfera emotiva e creato non poche difficoltà, ma impegno e coraggio sono stati fondamentali: “Sull’aspetto economico - spiega Tuccillo - inizialmente mi aspettavo un calo drastico del prezzo dell’uva. Per fortuna non è stato così: quando le annate sono positive, essendo i vini campani molto predisposti all’invecchiamento, la cantina preferisce, anche in periodi bui come questo, ‘mettere a terra’ il prodotto d’eccellenza. Se parliamo di aglianico zona Taurasi e di aglianico zona Taburno, parliamo di vini che usciranno sul mercato, secondo il loro disciplinare, tra 3 o 4 anni".
"Le grandi cantine della Campania, che fanno il prezzo dell’uva, non hanno avuto paura, dando forza a chi lavora in questo ambito: ricordiamo che l’agricoltura è una delle poche certezze, una delle poche fonti economiche sicure. È, insomma, il perno principale del nostro Paese, dell’Italia, della Campania e, dunque, della stessa San Gennaro Vesuviano. È bello, soprattutto, vedere giovani che investono in questo ambito”.
“La batosta - aggiunge l’artigiano sangennarese - c’è stata soprattutto con i vini in bottiglia: sia in questo momento che nel periodo di lock-down, con la chiusura dei ristoranti, il consumo delle bottiglie è drasticamente sceso. Noi, però, abbiamo la fortuna di avere più punti vendita attraverso i quali è possibile fare una vendita diretta al pubblico. Molte altre cantine hanno dovuto, invece, fronteggiare una situazione estremamente difficile, in quanto impegnate esclusivamente nella produzione indirizzata all’ambito della ristorazione”.
Vino e Covid-19: c’è chi sottolinea - un po’ a sorpresa - l’importanza della bevanda nella lotta al virus. Esprime il suo pensiero a riguardo Carmine Castaldo Tuccillo: “Per quanto riguarda il rapporto vino-Covid-19, sono in corso diversi studi che sostengono come il vino, l’aglianico in particolare, contribuirebbe a contrastare il virus. Basti pensare come la presenza di alcol nel vino, assunto per via orale, aiuti a ‘disinfettare’, come dicono i nostri veterani. Ricordiamo, inoltre, importanti studi che sostengono come il resveratrolo sia un potente antiossidante che aiuta a combattere anche alcune forme tumorali. Il vino, in ogni caso, credo sia un aiuto anche per risollevare un animo, purtroppo, spento: non sono un esperto, quindi, nel dubbio, consiglio di bere un buon bicchiere di vino (ride, ndr)”.