Un artista, un'opera: FAUSTA SANGIOVANNI

P. Gerardo Santella 7 Dicembre 2023
Un artista, un'opera: FAUSTA SANGIOVANNI

L’artista Fausta Sangiovanni è autodidatta, ha appreso quasi in maniera autonoma le varie tecniche di rappresentazione e apposizione dei colori. Per poco tempo fu allieva del maestro Giovanni Esposito di Napoli, con il quale sperimenta la rappresentazione dei paesaggi e le nature morte.

Tra le mostre di rilievo si annoverano:

  • La mostra del 2007 in cui dona un quadro alla fondazione Telethon con la partecipazione straordinaria di Donato Conenna;
  • Arte Firenze nel 2016 prende in pieno il suo cammino con critici straordinari tra cui Federico Caloi ed il Prof. Vittorio Sgarbi;
  • Da ricordare la sua partecipazione ad Arte Salerno, una mostra all’insegna dell’eccellenza con la partecipazione collettiva di Marisa Laurito. La mostra si è svolta nel “complesso di Santa Sofia”;
  • Per finire l’ultima mostra è stata quella in digitale a “Magister Arts” svoltasi a Cava de’ Tirreni, in occasione di questa, l’artista è stata intervistata nel complesso museale di San Giovanni Battista da una giornalista di quarta rete RTC.


L’artista donò un suo dipinto alla caserma dei Carabinieri di Carbonara di Nola (NA), che raffigura un carabiniere di spalle volto verso lo stendardo del Comune. Il dipinto è tutt’ora patrimonio dell’Arma dei Carabinieri. Il 25 giugno del 2018 partecipa al “Home della Onlus” trenta ore per la vita, di Lorella Cuccarini, donando una sua opera in beneficienza per la costruzione di case vicino agli ospedali per i familiari dei piccoli pazienti oncologici.

Il 13 maggio 2018 espone le sue opere a Londra, alla BRICK LANE GALLERY e a giugno partecipa alla prima Biennale del Tirreno, mentre a luglio dello stesso anno, riceve una qualificazione ufficiale a Salerno da una giuria di critici, avendo una stima ufficiale. Questa quotazione viene successivamente riportata dalla rivista “ART MAGAZINE”. Questa quotazione viene successivamente riportata dalla rivista d’arte “Art.



Il dipinto: L’ABBRACCIO

Il titolo del dipinto, L’Abbraccio, e l’immagine di due giovani che si abbracciano, l’uomo in posizione frontale, la donna rappresentata di spalle, richiamano immediatamente una intensa situazione affettiva, un moto dei sensi che genera nell’osservatore l’attesa di segni di un sentimento forte e caldo: la dolcezza dell’incontro, il rinnovarsi dell’amore nei corpi che si attraggono e incontrano.

Eppure… si avverte una sensazione tattile di freddezza, fino alla attonita percezione di una metamorfosi del corpo vivente della donna, che sembra trasformarsi nel busto di un manichino o di una statua poggiata su un piedistallo di marmo, che è invece l’orlo della veste bianca, avvolto strettamente dalle braccia dell’uomo, che sembrano di gesso roseo più che di carne. Inoltre il solco profondo che attraversa in verticale la schiena nuda della donna, il suo capo reclino sul lato sinistro, come anche il volto chino dell’uomo che ne rende invisibile i tratti fisionomici, accentuano la percezione di elementi corporei fittizi che sembrano montati per costruire un manufatto d’arte.

L’apparente sentimento di dolcezza e abbandono al piacere si rivela allora, a uno sguardo più attento, un sentimento di straniamento e disagio. Un mutismo espressivo, reso ancora più evidente dall’assenza di visibilità dei volti delle due persone, che, anche se non nega la possibilità di accenti emozionali, mantiene le creature in un limbo dall’identità vaga e a tratti misteriosa.

Tali sono in genere le donne nude, che rappresentano uno dei soggetti ricorrenti nell’ arte di Sangiovanni. Esse non sono mai mostrate con volto sorridente, che anzi talora esso nemmeno si vede, non esprimono sensualità, non stimolano il desiderio. Sono come fissate in un fotogramma statico. Una impressione che è determinata anche da un contesto spaziale che sembra più respingere che attrarre l’occhio dell’osservatore, rappresentato nel dipinto in oggetto da una spiaggia desolata sullo sfondo di un mare livido su cui incombe un cielo nuvoloso.

Un’arte dunque priva di dinamismo, dove l’elemento onirico e la poesia trovano forma attraverso la personale elaborazione di line, segni, tratti, sfumature di colori, rapporti ora di armonia, ora di contrasto tra le varie parti. Mancano i colori della luce e della solarità: bianco, giallo, arancione, come anche il rosso che esprime vitalità, energia, passione. Qui prevalgono il nero, colore delle ombre, dell’oscurità, il marrone e l’azzurro nelle loro tonalità più cupe, quelli che richiamano da una parte la terra, dall’altra la distanza della vastità, che ricreano un’atmosfera che trascorre dalla malinconia all’inquietudine e trasferiscono la scena in una dimensione sospesa, atemporale.

È, quella dell’artista, una pittura in cui si contaminano realismo e metafisica; e gli oggetti rappresentati non significano solo se stessi, ma rinviano a una condizione esistenziale caratterizzata da solitudine, disagio interiore, malessere, dolore.

Potremmo leggere allora questo abbraccio di un uomo e una donna anonimi e inespressivi come correlativo oggettivo del male di vivere, della solitudine e dell’alienazione che accomunano tutti gli esseri umani.

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