Un artista, un'opera: ILENIA ERRICO
P. Gerardo Santella 23 Marzo 2024BIOGRAFIA
Ilenia Errico è nata e vive a Palma Campania. Ha frequentato il Liceo Artistico I.S.I.S. “Caravaggio” di San Gennaro e l’Accademia di Belle Arti di Napoli laureandosi in Pittura con una tesi su “La Deformazione nell’Arte”.
Ha partecipato a diverse collettive riscuotendo apprezzamenti dal pubblico e dalla critica locale. Ha vinto il Primo premio nel 2012, alla Mostra Estemporanea di San Gennaro Vesuviano e nel 2014 alla Mostra Collettiva Città di Palma Campania. Nel 2020 ha partecipato alla collettiva organizzata dal Comune di Domicella per la decorazione delle panchine urbane.
Il percorso sperimentale della sua pittura, è iniziato con un raffinato naturalismo evolvendosi in seguito, in una deformazione che risente dello studio dei postimpressionisti e degli espressionisti del secolo scorso, e proseguendo poi con lo studio della pittura di Francis Bacon. Il tutto confluito nella redazione della tesi di laurea incentrata sulla Deformazione nell’Arte.
In questo excursus sulla deformazione dell’arte, si comprende come l’artista nella pittura deformante abbia sempre cercato di far trasparire la propria personalità, l’io interiore che diventa visibile a occhio nudo non solo a sé stessi, ma anche al pubblico.
Un modo per comunicare al mondo esterno i propri segreti, le inquietudini e le abiezioni dell’animo umano, le cui emozioni possono essere criptate in maniera diversa ed empaticamente da chi osserva l’opera d’arte.
L’OPERA. Ritratto di Dante Alighieri
Dante è una delle poche icone della letteratura di ogni spazio e tempo immediatamente riconoscibili, grazie anche al ritratto che ne fece Giotto appena dopo la sua morte, conservato nel Museo Nazionale di Firenze.
Inconfondibili il naso aquilino, gli occhi grandi, il mento prominente e soprattutto il suo caratteristico lucco rossastro, che gli copre il capo e il corpo. Bastano pochi tratti di penna su foglio bianco per riprodurne i lineamenti.
Con il tempo il nostro poeta è diventato un personaggio pop, raffigurato, assieme alle scene della sua Commedia, non solo dai maggiori pittori di ogni epoca in dipinti realizzati per trovare collocazioni in edifici civili e religiosi o appositamente per la illustrazione del poema, ma anche da artisti popolari che hanno diffuso la sua figura e la sua opera tramite volumi, fumetti, vignette satiriche, film, videogiochi, pubblicità, cartoline viaggianti, calendari, dipinti su muri, strade e marciapiedi urbani, figurine da album, perfino etichette per scatole di fiammiferi.
Un Dante, che ha ispirato artisti di ogni genere che ne hanno dato una loro interpretazione facendone, come detto, una icona pop.
Ora abbiamo questo notevole dipinto di Ilenia Errico.
Dante, assieme a Virgilio, è rappresentato nella selva oscura, all’inizio del viaggio nell’oltretomba. Una selva, richiamata dai tronchi di alberi, nodosi e involti, dai colori non naturalistici, su uno sfondo contornato da uno spesso buio: non appare intricata e orribile come quella rappresentata nel poema, ma le forme stecchite, puntute, sghembe dei rami trasmettono una percezione di paura, generatrice di un’angoscia che si rivela nell’espressione di incertezza e smarrimento del volto del poeta.
E completamente oscura appare anche la figura di Virgilio, di cui è visibile solo il profilo. Tanto che Dante, rivolgendosi a lui, non riesce a definire se sia un’ombra od omo certo. Ma perché il poeta latino, introdotto nel poema in assenza di voce, è qui rappresentato in assenza di luce? Perché una deprivazione sensoriale, attinente a due organi sensoriali diversi?
Forse la spiegazione è nel fatto che Virgilio è simbolo della ragione, che manca all’ uomo traviato e che fatica a distinguerne il volto e la voce evanescenti, che sono stati troppo lontani dalla sua mente. Una luce che inizialmente tende a manifestarsi in modo incerto e provvisorio.
Un personaggio poliedrico, Dante, abbiamo detto, e non sorprende la rappresentazione del suo volto per la quale Errico ha mescolato, in un rimando di influenze, stili novecenteschi diversi, rifacendosi in particolare alla Pop Art e alla Street Art, per trasmettere una immagine popolare che, a distanza di settecento anni, è ancora modello inimitabile e imprescindibile di vita e di arte.
Come sempre, ora affidiamo l’opera alla “lettura” dei fruitori, il cui sguardo è libero, ma ai quali voglio offrire come guida tre considerazioni su Dante e la Commedia di Osip Mandel’štam, considerato il maggiore poeta russo del Novecento, morto nel 1938 in un gulag in Siberia, dove era stato condannato ai lavori forzati durante il regime staliniano.
La prima attiene alla pittura: Se i quadri di tutte le scuole e di tutti i grandi pittori penetrassero l’uno nell’altro, il risultato sarebbe qualcosa di simile alla Commedia di Dante; la seconda alla musica: un organo di infinita potenza i cui mantici tubano da tutte le canne; la terza alla geometria che definisce la Commedia un solido attraversato da un’incessante tensione generatrice di forme.