Un artista, un'opera: MARIO ERRICO

P. Gerardo Santella 8 Maggio 2024
Un artista, un'opera: MARIO ERRICO

Mario Errico. Nato a Nola nel 1962, ha frequentato, dagli anni Settanta e gli anni Ottanta, il Liceo artistico e l’Accademia di Belle Arti di Napoli conseguendo la laurea (allora diploma) in scenografia. Dopo diverse esperienze nel campo della grafica e della stampa, dagli anni Novanta è docente di Disegno e Storia dell’Arte attualmente presso l’I.S.I.S. “A. Rosmini” di Palma Campania.

Si è dedicato, negli anni, prevalentemente alla ricerca pittorica e all’illustrazione approdando dal 2008 alla pittura digitale con una ricerca che tende a fondere manualità e tecnologia, tradizione ed innovazione.

Mostre 1985 – Nola - Personale 1986 – Nola – Centro Ricerca 11- Dis - Oggettività 1987 – Nola – Centro Ricerca 11- Decaedro 1987 – Teggiano- VI Biennale d'Arte Sacra Città di Teggiano (Sa) 2003 – realizzazione del Palio del Carnevale Palmese 2003 2002/04 – ha collaborato, in qualità di scenografo, per le associazioni di teatro e danza di Palma Campania 2005 - I Pastelli di Mario Errico presso il Circolo Culturale “Vittorio Emanuele” di Palma Campania 2007 - "Solitudini" personale di pittura al Cabala book bar di Nola (Na) 2008 - Teatro Comunale di Palma Campania: "Maggio a Palma Campania, Arte Cultura e Spettacolo", organizzata dall'associazione culturale "Gli amici del cuore". Dal 10 al 25 Maggio 2008. 2010 - "La traccia e il colore" - disegni e dipinti - sala espositiva presso il Teatro Comunale di Palma Campania 2014 - Collettiva "La Notte dei Musei, la Città svelata" Nola 17 maggio 2014 2021 - Collettiva d'arte "il Giardino delle Meraviglie" presso l'Archivio storico di Saviano 2023 - Collettiva d'arte "il Giardino delle Meraviglie" presso l'Archivio storico di Saviano.


Notevole la realizzazione dei Calendari artistici del liceo Rosmini di Palma Campania dedicati a eventi e personaggi del territorio (Uomini illustri della terra di Palma, I giardini dei palazzi nobiliari di Palma Campania, Il Carnevale, I 150 anni dell’Unità d’Italia) e tematiche letterarie e sociali (La mitologia classica, l’Odissea, La Divina Commedia di Dante Alighieri, Pier Paolo Pasolini, Eduardo De Filippo, Il cinema del Neorealismo, la condizione femminile).

Artista poliedrico e sperimentale, da diversi anni utilizza nella sua produzione pittorica strumenti smaterializzati quali i pennelli digitali. In cosa consistono ce lo dice lui stesso: “Trovo i pennelli digitali, oltre che economici, molto pratici in quanto non esauriscono mai la carica cromatica. Non bisogna intingere continuamente il pennello sulla tavolozza, e il segno, se lo si desidera, è sempre netto e omogeneo. Inoltre non ci si sporca, non bisogna ripulire tutto una volta finito n* bisogna preoccuparsi che i colori non secchino o induriscano se mai conservati. I miei ritratti sono stati realizzati utilizzando una tavoletta grafica collegata al computer e uno dei tanti programmi di grafica che imita in modo soddisfacente gli strumenti della pittura analogica. Posso quindi scegliere di volta in volta la tecnica che preferisco: la penna, l’inchiostro, l’acquarello, il carboncino, il pastello, ecc…



L’opera (digitale): UN MONDO ALTRO

Un paesaggio ucronico, al di fuori dello spazio e del tempo, in cui si riconoscono profili disarticolati di case, abbozzi di alberi, bottoni di fiori, nuvole dalle strane forme, vaghi monti, un cielo di colore violaceo, il sole (forse), un prato verde, segni di figure geometriche. In primo piano un oggetto informale, non determinabile, non rapportabile a un dato denotativo, i cui contorni delimitano un corpo sghembo fatto di pieni e vuoti, sporgenze e rientranze, percorsi curvilinei, di colori cangianti, che non si articola in un oggetto naturalistico definibile, ma si pone semplicemente come una forma dall’ampia base che tende ad assottigliarsi nel suo dispiegarsi in verticale.

Ipotizziamo che io osservatore fossi per incantamento proiettato all’interno dello spazio del dipinto e mi ritrovassi a vedere questo paesaggio. Quale impressione ne ricaverei? Il primo sentimento sarebbe di straniamento, come quando ci ritroviamo in una situazione di normalità, quale è quella rappresentata da un luogo fisico naturale, che si presenta rivestito di elementi strani, eccentrici, slittanti rispetto a uno sguardo abituale. L’atmosfera è quella dello sconfinamento dalla dimensione reale a quella onirica, ad uno spazio fiabesco, a un mondo “altro”, che non è raffigurazione di quello reale, ma costruzione sapiente dell’abilità inventiva e tecnica dell’artista, che si avvale dei raffinati arnesi della cassetta del suo mestiere con tocchi precisi ma leggeri: una geografia non fisica ma mentale, duttile e metamorfica, che è lo spazio reale/ideale per il contributo che all’opera d’arte può portare l’osservatore con la sua immaginazione.

Una specie di Mondo delle meraviglie in cui io, novella Alice, posso avventurarmi non per scoprire fantastici personaggi o fare mirabolanti esperienze, ma per animarlo io stesso dando alle composizioni informali forma di strabilianti oggetti, animali, persone, immaginando quello che potrebbe accadermi come in un film in cui fossi non solo il protagonista ma anche il regista e quindi avessi la possibilità di orientare la mia vita scegliendo tra le varie sliding doors che mi si aprono. È questo l’incantamento dell’artista e dell’arte.

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