Un artista, un'opera: NINO VELOTTI
P. Gerardo Santella 3 Aprile 2024NINO VELOTTI
Nino Velotti, poeta e musicista, vive e lavora a Nola, Laureatosi in filosofia con una tesi sull’infanzia di Leopardi, docente di Lettere, ha esordito giovanissimo con la raccolta di versi Giardino di Pesah (Edizioni Del Giano, Roma 1991), Premio “Nuove Lettere” e Selezione Premio “Montale”1992; sempre di poesia ha pubblicato Quadernetto d’amore, mentre di narrativa Pinocchio 2000 (Fabbri Editori, Milano 1995) e La T-shirt bianca e altri racconti (Mondadori, Education, Firenze 2003).
Cresciuto in una famiglia di musicisti e vincitore di vari premi con i testi delle sue canzoni, suona le tastiere e fa parte del duo pop-sperimentale Hueco, che ha all’attivo due album: Living in a bathroom / Pensando all’amore. Nel 2013 ha pubblicato un disco proprio, Incanti e disincanti.
Le notizie di cui sopra sono tratte dal risvolto di copertina di Sonetti per immagini (ed. La vita felice, Milano 2017), una raccolta poetica di sessanta testi, ognuno dei quali è accompagnato da una immagine.
Trascriviamo il testo poetico Piazza D’Armi, cui è associato un lavoro fotografico dello stesso autore, che analizziamo:
PIAZZA D’ ARMI
Sognavo da piccolo un grande lago
artificiale in questo spazio enorme
senza case, a volte uno stagno informe
che guardarlo era desiderio e svago…
Mari e fiumi provvisori in un vago
sfondo di monti; alberi intorno e fome
di roulotte e di soldati le torme
trascorse; giostre, circhi, amianti, un ago…
Passano molte auto oggi e si parcheggia
sull’asfalto; fan sesso tra i relitti
di caserme e stadi e più d’un mercato.
Di carogne a volte arriva una scheggia
d’odore; poi gli amici derelitti,
come sul bordo del lago sognato.
Incominciamo con una serie di domande: Che rapporto c’è tra parola e immagine? Come è da intendere l’immagine che introduce il testo scritto? Una semplice illustrazione? Un segno analettico che irradia una molteplicità di sensi tra cui il lettore possa scegliere? Cerco di dare una possibile risposta.
Non è l’oggetto a unire testo visivo e testo scritto, ma il lavoro del segno, che esprime un sottile rapporto tra l’uso della parola e l’uso del colore, con un movimento dalle tinte verso le frasi e un ritorno della grafia verso l’immagine. Ad esempio, la foto, dello stesso autore, che introduce il sonetto Piazza D’ Armi, non è una semplice descrizione, ma un racconto/comprensione della realtà rappresentata, cui la poesia offre le sue parole e che alla poesia dà i suoi colori. Una realtà che l’artista stacca dal “paesaggio” e mette ancora calda nel suo lavoro fotografico-digitale e nelle righe del testo, a raffreddarsi, a raggrumare su sé il senso.
A un primo sguardo pare di vedere, dal bordo di un lago, nella penombra notturna, un borgo illuminato, immerso in un boschetto con i monti sullo sfondo. E il primo verso Sognavo da piccolo un grande lago, sia pure in una dimensione onirica, ti riporta all’incanto della visione e procede nelle due quartine con parole che animano il paesaggio rappresentato con schegge di storie fatte di elementi naturali, presenze e attività umane, desiderio, svago, che il lettore può ricomporre con la sua immaginazione. Nelle due terzine irrompe l’oggi con la sua realtà: il lago sognato si rivela una piazza reale degradata, parcheggio per auto, con relitti / di caserme e stadi e più d’un mercato. / Di carogne a volte arriva una scheggia/d’odore; poi gli amici derelitti, / come sul bordo del lago sognato. E qui è l’immagine a offrite alle parole i suoi colori con tutta la loro carica di ambiguità simbolica.
Le luci del paesaggio reale sembrano trasformarsi in fuoco corrosivo, l’azzurro cupo del cielo proietta in uno spazio lontano e irraggiungibile i sogni; una macchia di rosso dà il senso del desiderio e della passione, il verde materializza uno squallore spoglio da ogni risonanza psicologica, il grigiore della piazza investe la condizione di uomini e cose. Un testo dunque, oltre che da leggere, da vedere, sotto la cui figura si scopre un tratto di percorso di una esistenza, illuminata da fulminanti flash della parola, che colora sulla carta l’impronta della voce di un uomo.