Verso il Giorno della Memoria: a Palma Campania va in scena "La croce fatta col gesso"
Redazione 21 Gennaio 2025Palma Campania rende omaggio alle vittime della Shoah con un appuntamento al teatro comunale, che si svolgerà dalle ore 15:00 del 27 gennaio su iniziativa della Pro Loco Palma Campania Aps, con il patrocinio morale del Comune.
Il Giorno della Memoria sarà rappresentato da un’angolazione diversa rispetto al consueto: a dare forma alla manifestazione ci penserà la compagnia teatrale L’Harem di Fletcher, che porterà in scena lo spettacolo La croce fatta col gesso, libero adattamento di Giuseppe Alfano, tratto dall’opera Terrore e miseria del Terzo Reich di Bertolt Brecht.
Prevista la partecipazione degli alunni dell’Isis “Antonio Rosmini” di Palma Campania.
Saluti istituzionali del sindaco Nello Donnarumma e del vice-sindaco Elvira Franzese, con ulteriori interventi di Antonio Ferrara, presidente della Pro Loco Palma Campania Aps, della professoressa Bianca Maria Di Ruocco, dirigente scolastico dell’Isis “Rosmini”, e del giornalista e scrittore Angelo Amato de Serpis.
L’adattamento di Giuseppe Alfano de “La croce fatta col gesso” ricalca alla perfezione, nella messinscena e nei dialoghi lo straniamento voluto da Brecht.
L’interpretazione dei vari personaggi ripercorre, da un punto di vista tematico e stilistico, il “Kabarett” brechtiano, prendendo le distanze dal concetto italiano di cabaret, perché esso ha sempre avuto poco in comune con quello originale di marca franco-tedesca.
«Brecht – afferma Giuseppe Alfano – non disdegna di portare sulla scena personaggi, situazioni e vicende più consone al teatro borghese dell’epoca, affinché servissero a rinfocolare nel pubblico di tutto il mondo l’odio per il nazismo. Si tratta di ventiquattro scene (tra l’altro, sottotitolo del testo), di cui, le prime ventitré, non sono che documenti di disfatta. Le più sono a carattere di flash, di rapidi scorci, le altre più diffuse e discorsive, a volte perfino verbose, come si conviene alla borghesia medio-piccola nelle sue varie sfaccettature sociologiche».
E aggiunge: «Intellettuali, scienziati, medici, giudici come anche operai, bottegai, domestici, soldati, la paura contagia tutti, colpisce ovunque, come appunto in “La croce fatta col gesso”. Brecht intende giungere al “no” finale, che al di là di una debolissima traccia di riscatto, apparirà, piuttosto un monito e una speranza per le generazioni a venire. Quest’opera segna una crisi sofferta, ma costruttiva, nell’autore tedesco verso la forma epica, che pure fino a quel momento aveva connotato in modo considerevole la sua produzione teatrale. La dimostrazione sta in una scena su tutte, quella della moglie ebrea, dove lo straniamento brechtiano lascia, palesemente, il posto alla immedesimazione».
Alfano così conclude: «La messinscena, ci trasferisce in un luogo della memoria, dove quel terrore e quella miseria sono formalmente congelate dentro un contenitore, in cui morte e spettacolo si fondono in un livido e mortale circo-cabaret».